17-05-2023

Ricorreva lo scorso mercoledì 17 maggio la Giornata Mondiale contro l’Omofobia: un’occasione di riflessione importante durante cui non ho riflettuto a sufficienza. Assorbito dagli esami all’università che arrivano, dalle mille burocrazie che scopro basilari nel mondo del lavoro in cui sto entrando, ero come spesso mi capita distratto da me.

Arriva poi la sera, accendo il televisore e capito sul ventiseiesimo canale: trasmettono «Stage mother», incredibile pellicola che tratta il difficile tema dell’accettazione all’interno delle famiglie. L’ultima scena mostra la madre che si esibisce in un gay bar cantando «Total eclipse of the heart» mentre su di lei viene proiettata l’immagine del figlio en travesti quando eseguiva lo stesso brano. Un’allure degna del finale de «Los abrazos rotos» di Almodovar, dove ritroviamo la capacità nel raccontare l’amore che rimane pure quando siamo separati dalla morte. Abbandonati i pensieri metafisici mi guardo attorno: sto comodo sul divano, circondato da una famiglia che ha accettato la mia identità, sono fortunato.

Ecco sì, io sono fortunato, perché rispetto ad altri ragazzi che hanno ricevuto astio, indifferenza, disprezzo e persino odio, a casa ho qualcuno che pensa per me. Fuori, fuori è la giungla, bullismo, violenze, discriminazioni: ma so dove tornare! Voglio allora fare buon uso di questa posizione privilegiata e dedicare le prossime righe alle parole di un caro amico, Franco Grillini. «Ancora oggi è indispensabile combattere l’omofobia perché i problemi ad essa collegati sono stati risolti solamente a macchia di leopardo. Persiste un pregiudizio che conduce certe famiglie meno comprensive ad assurdi tentativi di percorsi psichiatrici, i quali vorrebbero curare qualcosa da non curare, o peggio, al cacciare via di casa le figlie e i figli omosessuali. Disponiamo di report, come quello realizzato da ILGA, che descrivono l’Italia agli ultimi posti in Europa nell’ottica del rispetto dei diritti umani delle persone LGBT. A cinquant’anni dalla depatologizzazione dell’omosessualità presso l’American Psychological Association, dovremmo “darci una mossa” nel creare le giuste tutele normative per tutti quanti».


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In questo numero hanno scritto:

Alessandro Cesare Frontoni (Piacenza): 20something years-old, aspirante poeta, in fuga da una realtà troppo spesso pop
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Giovanni Maddalena (Termoli): filosofo del pragmatismo, della comunicazioni, delle libertà. E, ovviamente, granata
Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro