Amor, amoris

C'è chi l'amore lo fa per noia
Chi se lo sceglie per professione
Bocca di rosa né l'uno né l'altro
Lei lo faceva per passione

In un momento di tempo libero trascorso pigramente sui social, ho visto un frammento tratto da un’intervista fatta a questo giovane pornoattore riguardo la propria vita di coppia. Il giornalista chiede, tra faceto e serioso, come siano conciliabili professione e intimità; l’intervistato, sfoggiando un americano sorriso smagliante, risponde che la qualità della relazione sta nelle “piccole cose quotidiane: le coincidenze, le prenotazioni, le trappole di tutti i giorni”. Qui riassumo alla Montale perché non mi sono granché interessato al pigiama e alle domeniche passate da Walmart di questi bizzarri sposi promessi, piuttosto, ho trovato valido interrogarmi riguardo le nuove dinamiche relazionali del terzo millennio.

Premetto che non ho assolutamente una risposta monolitica da offrire, poiché l’indecisione mi accompagna persino nello scegliere i pomodori al mercato e qui la tematica è un pochetto più importante. Mancando quindi delle conclusioni per questo articolo, ho deciso bene di elidere pure l’introduzione, che risulta affidata alle parole del grande De Andrè in “Bocca di rosa”, così come le avete viste ad apertura della pagina. Riducendo dunque lo spazio all’argomentazione, ho pescato un paio di spunti dalla mia libreria personale sperando così di fare cosa gradita.

La prima voce autorevole sul tema è sicuramente Camille Paglia, sociologa e saggista statunitense, nota per le proprie idee sempre controverse e mai monodirezionali, ovvie o partitiche. Autrice del celeberrimo “Sexual personae”, Paglia è femminista ma critica il femminismo, atea però sostenitrice del valore fideistico nelle società, lesbica eppure tremenda giudice del mondo gay. Quello che scrive non mi piace e saperlo la farebbe assai contenta, fintanto che il suo obiettivo è sempre stato indurre dibattito e riflessione. Ha affrontato qualsiasi dinamica relativa ad affettività, sesso e relazioni nella storia dell’umanità.

La seconda autrice da citare come “controparte” è Michela Marzano, filosofa e opinionista, nota per una dialettica gentile, riflessiva, pacata, propone idee volte a definire un mondo in perenne divenire. Pervasa dalla necessità di una corretta informazione, ha trattato temi come l’amore, la famiglia e l’identità nella cultura odierna. A differenza di Paglia, ottima autrice di testi monografici, Marzano predilige il mezzo scrittorio del romanzo, dove affronta a tu per tu ogni questione, rendendosi comprensiva verso gli altri e dura con se stessa. Per l’occasione cito “L'amore è tutto: è tutto ciò che so dell'amore” e “Papà, mamma e gender”, due delle innumerevoli facce della sua produzione letteraria. Sarei davvero curioso di vedere un contraddittorio fra Camille e Michela, magari mi chiarirebbe qualche idea.

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In questo numero hanno scritto:

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Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Alessandro Cesare Frontoni (Piacenza): 20something years-old, aspirante poeta, in fuga da una realtà troppo spesso pop
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Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite