La giostra delle ideologie

Pur avendo occupato per soli vent’anni questo pianeta, ho visto innumerevoli fedi politiche susseguirsi. Mi chiedo: da quando la politica gira più veloce della moda?

Si tratta di un pensiero bizzarro che mi ha assalito lo scorso ottobre, quando il Daily Star promosse una bizzarra challenge: “Questa lattuga può durare più a lungo di Liz Truss?”. Il quotidiano aveva deciso di testare un’affermazione dell’Economist, secondo cui la premier britannica avrebbe avuto vita più breve di un’insalata da 60 pence: vinse la lattuga di Tesco. A seguito di un simile evento ho cominciato a pormi diversi quesiti, che vi ho riassunto con la domanda di apertura.

Il fashion system ci ha insegnato la caducità di gusti e tendenze, mostrandoci ogni stagione nuove diavolerie che surclassino le proposte della precedente. Diverse mode emergono e s’impongono, sfioriscono e decadono, ciò che amavamo ieri, oggi ci ripugna, come sulle pagine di Vogue, così nei pamphlet elettorali. È sufficiente pensare ai partiti più longevi presenti in parlamento: nessuno di questi ha storia più antica degli anni novanta! Se il grande Giorgio Armani ci trasmette la forza insita nel minimalismo dal 1975, nessuna compagine politica è riuscita in analoga impresa.

Un esempio perfettamente calzante ci viene offerto dalla polemica circa l’impiego della parola “merito”: la sinistra attacca la destra, accusandola di mentalità retrograda da XX secolo. Per quanto non voglia affrontare il tema in questa sede, trattandosi di un argomento ampio e dai notevoli spunti, mi sento però in dovere di ricordare il ruolo del PCI di Togliatti. Il noto politico, appellandosi alle teorie gramsciane, vedeva il merito come principale strumento di emancipazione delle classi popolari. La scuola avrebbe il dovere di essere meritocratica e permettere ai più umili di colmare il divario che li separa dai più abbienti, eppure dirlo risulta démodé e vagamente mormone.

Nel tentativo di comprendere la giostra delle ideologie, prendo a prestito una teoria di Danilo Venturi, direttore dell’Istituto Europeo di Design: “La peculiarità di folli rivolgimenti ideologici, analoghi a quelli che abbiamo già conosciuto nei costumi, nasce dall’intrinseca assenza di valori in cui specchiarci.”


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In questo numero hanno scritto:

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Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
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Giovanni Maddalena (Termoli): filosofo del pragmatismo, della comunicazioni, delle libertà. E, ovviamente, granata
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro