IL Cameo


La guerra e il dilemma di Jean Baudrillard: morire o scomparire?

Ho sempre pensato che solo quelli che vogliono vivere possano parlare, in scioltezza, di morte. Ovvio, della loro. Nel mio caso è così, però prima mi sono imposto di sciogliere il dilemma di Jean Baudrillard: morire o scomparire?

Lui l’aveva sciolto: “Morire non serve a niente, bisogna imparare a scomparire”. Ci scrisse un libro: “Il Parossista Indifferente”, 1997. (Nota. Il “paroxiton”, il cui equivalente in latino è il penultimo, caratterizza in prosodia quella sillaba che precede l’ultima. Il parossismo sarebbe dunque il penultimo momento, che non è quello della fine, ma quello subito prima della fine. Fisicamente Baudrillard morirà dieci anni dopo).

Nell’anno in cui lui muore, io entro nel (magico) mondo della informazione-comunicazione. Ho 73 anni. Affinché non ci siano dubbi, metto subito le mani avanti, dettando il mio motto apòta, che riprenderò poi per Twitter: “Come editore-scrittore vivo negli “interstizi”, sogno lettori che vogliano informarsi, non certo seguire le mie idee, peggio rafforzare i loro pregiudizi”.

In quel momento scoprii due cose:

1 non c’è un’informazione-comunicazione buona e una cattiva;

2 ero arrivato in questo curioso mondo nel momento in cui i media iniziavano il loro processo di autodistruzione. Come? Distruggevano gli avvenimenti, quindi distruggevano se stessi in quanto avvenimento.

Sarebbe stato il principio della fine? Negli anni a venire il declino della informazione-comunicazione si accentuerà, fino ad arrivare all’attuale configurazione del “né vero, né falso”. Cioè alla casella finale, quella dove la menzogna non esiste più.

Se la pubblicità e i sondaggi non sono né veri né falsi, la informazione-comunicazione perde di colpo la sua dimensione, quindi non può che diventare fluttuante. Significa che si fa virus interstiziale, e con il gioco delle sue varianti virali, tu autore, tu lettore, perdete tutte le vostre certezze, fino alla confusione dei ruoli. E mentite sguaiatamente quando coinvolgete la (mitica) scienza, perché voi sapete che la scienza è socratica o non è. Peggio, è estremista nel dubbio, trova soluzioni, ma le considera ipotesi fin quando non sono confermate in modo definitivo. Soprattutto, non è mai arrogante, come invece lo sono i suoi kapò attuali che ci governano.

Per questo non ho mai voluto scrivere o parlare, né del Covid, né della Guerra. Perché le informazioni erano (sono) interstiziali, quindi inaffidabili. Si diffondono come fossero vere, certo, alcune lo sono, altre no, a volte sono smentite (se proprio sono costretti a farlo!), ma ormai è troppo tardi. Quelle informazioni non saranno mai più false, perché per un certo tempo sono state (quasi) vere. Soprattutto credibili. Questo è uno dei plinti (di Baudrillard) su cui poggia la informazione-comunicazione al tempo del CEO capitalism. A differenza della “verità”, la “credibilità” non si confuta, perché è virtuale. Come diceva Baudrillard “Lo spazio fra il vero e il falso non è più uno spazio di relazione, ma uno spazio di distribuzione aleatoria”.

Stando così le cose, avendo ormai (fin che dura) una disponibilità illimitata di tempo, proseguirò nel lavoro che mi sono inventato: “scenarista artigiano”. Un mestiere meraviglioso, dove tutto me lo gioco sulle cosiddette assumption iniziali. Il mio scenario di riferimento è definito, è quello del 2033 riportato sul Libroincipit La Terza Guerra Mondiale di Gordon Comstock (mi permetto di consigliarlo) e al quale mi ispiro.

Percependo che siamo vicini alla decisione finale, ho cominciato a lavorare allo Scenario 7 della Guerra Ucraina. Ho identificando come assumption quella del discorso di fine 2022 di Volodymir Zelens’kyj. E’ un documento emozionante, in diciassette minuti un impeccabile leader-attore recita un testo impeccabile. E’ questa la posizione della maggioranza del popolo ucraino? O fuori l’invasore o morte? Per il mio Scenario 7, assumo che lo sia.

Allora la mossa tocca agli altri attori. I russi, e il loro boss Vladimir Putin, tecnicamente sconfitti sul campo, devono decidere: 1 ritirarsi? 2 premere il pulsante fatale? 3 Tirare a campare? E, a cascata, Cina, Stati Uniti, Europa, Italia, in funzione della decisione ucraina e russa, devono decidere.

Sarebbe bello che fossero i singoli popoli a decidere, ma non sarà così: decideranno i Leader. Malinconico, torno al mio lavoro di “scenarista artigiano”.

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