Letteratura trap

Ascoltami, i poeti laureati

si muovono soltanto fra le piante

dai nomi poco usati.

VS

Ascoltami, i trapper laureati

sfrecciano soltanto su auto

dai costi strampalati.

Rubo e pasticcio l’incipit dei “Limoni” di Montale per introdurvi il tema di oggi: la musica trap è il nuovo lirismo? Parliamo del futuro della poesia e l’opinione comune è che a quest’ultima non resti che il perire. Ebbene, credo che, se invece aprissimo un poco le nostre vedute, potremmo scoprire che la lirica ha semplicemente cambiato casa. Non più bucolici paesaggi e donzellette, ma vetture luccicanti nelle periferie metropolitane.

Confusi? Disorientati? Diffidenti? Provo a spiegare meglio che intendo con un esempio: “Come vi rapisce il mio Trattato del Sublime / come l’estetismo, qua ti cambia come cambio sneakers”

Questo distico di Tommy Toxxic tratto dal suo brano “Goya” scherza sullo stile retorico dell’autore spagnolo, elevato quanto le scarpe sportive che indossa il rapper. Magari un po’ strafottente come affermazione, ma sicuramente nata da una cultura personale davvero solida. Mi sento quindi di pescare “OUV3RTURE” di Lazza: l’autore apre il brano suonando al piano il “Nocturne in F minor” di Chopin rappandovi sopra le proprie barre, per poi passare ad una base trap nella parte conclusiva. Nulla di cui stupirsi, Lazzarini ha frequentato il Conservatorio da ragazzo prima di avvicinarsi alla cultura hip-hop.

Provo ora ad addentrarmi un poco nel mondo delle regole non scritte della musica trap. Sappiamo che i testi subiscono una serie di fenomeni fonici che piegano la parola alla melodia: il moderno madrigale ricorre quindi a interiezioni, onomatopee e segnali discorsivi. Inoltre la quasi totalità dei brani è colma di forestierismi: oltre al dare una vibe internazionale, questi tornano comodi per creare rime tronche in linea col beat di sottofondo. “Baby, non vuoi un trap boy / Quindi non come noi” oppure “Lei sempre hot, come una Glock” usati da Shiva in “Pensando a lei”. Concludo mostrando la struttura classica usata dai trapper durante la composizione: due o tre strofe, intervallate da 2/4 ritornelli; ciascuna strofa è composta da 12 o 16 barre raccolte in 3/4 quartine. Allego una bellissima quartina di Mahmood tratta da “Moonlight popolare”: “Madri gridano in coro / Sole fuori dai penitenziari / Padri senza lavoro / Cercan life ai domiciliari”.


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In questo numero hanno scritto:

Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro
Umberto Pietro Benini (Verona): salesiano, insegnante di diritto e di economia, ricercatore di verità
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Alessandro Cesare Frontoni (Piacenza): 20something years-old, aspirante poeta, in fuga da una realtà troppo spesso pop
Giovanni Maddalena (Termoli): filosofo del pragmatismo, della comunicazioni, delle libertà. E, ovviamente, granata