In questo numero, il fondo è quello di Giovanni Maddalena “Il cervello è un organo. Ha bisogno di nutrimento ed esercizio, e può crescere o decrescere. Per questo anche il giudizio sull’intelligenza sulle persone non può essere assodato una volta per tutte, e le metriche sull’intelligenza non sono mai soddisfacenti”.
Segue RR “Va spento ciò che non è indispensabile resti acceso. Eccoci nel mondo delle recinzioni imposte da quelli che, dopo aver definito il criterio dell’indispensabile a fronte del sufficiente, sverneranno a Sharm. Per oppormi ai loro “Off” passerò l’inverno a letto, scrivendo per ZAF”.
Ecco poi Gianclaudio Torlizzi “Ancora scottato per il tradimento dei sauditi, Biden intende trovare alternative al petrolio. Per ora è impossibile: solo per fare un esempio, si sta scoprendo come a causa delle inondazioni in Florida le batterie dei EV (Electric Vehicle) sono a rischio corrosione e prendono fuoco facilmente”.
RR la butta sul personale: “Prima di addormentarmi mi auguro di non sognare. Faccio sogni in cui scappo in continuazione, mi fermo per riprendere fiato, poi di nuovo in fuga. A volte mi sveglio di soprassalto: mi fanno male i polpacci e sono marcio di sudore. Sono in Garfagnana, ho 9 anni, e c’è la Guerra”.
Il numero 6 si chiude con un ritorno all’ inizio del Novecento, prima della Rivoluzione “Nell’estate del 1917 Aleksandr Blok, il più raffinato poeta del Novecento russo, scrisse: “Sento che sta per succedere un grande evento, ma non mi è dato sapere esattamente cosa sia, né quando accadrà”. Sono passati 105 anni, rimane valida la constatazione: “La Russia è tempesta”.
Da un punto di vista tecnico ZAF, essendo nato senza lettori, dopo cinque numeri non so a chi rivolgermi per avere un “ritorno” (modo antico e raffinato per dire feed-back). Allora l’ho chiesto alle mie nipotine, Virginia a Londra per il primo anno di università, Carla Maria a Vancouver al quarto anno di liceo linguistico per cercare di prendere quest’anno la maturità “canadese” e il prossimo quella “italiana”. Per un giovane l’unico investimento serio è quello sulla cultura. Ho avuto il loro “visto si stampi”.
Se noi di ZAF riusciremo a mantenere un livello qualitativo soddisfacente potremo essere di aiuto a questa generazione. Il Sistema li ha immersi nella cultura del supermercato, dove i “desideri” all’apparenza sono lì, a portata di mano. Mi auguro che i più intelligenti capiscano che è tutto un bluff, un falso, a partire dalla luce che illumina questi pseudo prodotti per renderli più accattivanti, luce che perdono non appena la cassa viene superata.
Dovremo aiutali a capire che il Sistema li vuole “desiderabili”, li vuole “competitivi” perché solo così potranno “desiderare” sempre di più. I loro desideri devono trasformarsi in fatturato, e questo in profitti. Li vogliono immergere nella cultura del torrente “Supermercato” che si getta poi nel fiume “Discount”. E ovviamente chi non ce la fa è per colpa sua, “l’opportunità l’hai avuta”, non l’hai colta”, e allora “se sei rimasto indietro, ringrazia che ti offriamo l’opportunità del divano di cittadinanza”. Lo suggeriva Bill Gates già una dozzina d’anni fa, per la Plebe del mondo, che ipotizzava potesse funzionare meglio con il 40% di lavoratori in meno.
Solo la lettura, le pause di riflessione, il livello di attenzione, può far funzionare l’organo cervello, l’ultima speranza loro rimasta. Se avranno la capacità di tenerlo vivo, allenarlo a riconoscere le fake truth che il Sistema propina loro sotto infinite forme, la Gen Z potrà salvarsi dalla strategia della progressiva loro obnubilazione, portata avanti con ferocia dalla “Cancel & Woke Culture”.
Il supermercato e la comunicazione di regime sono le minacce per i giovani della Gen Z.
A ZAF piacerebbe dare loro una mano, culturale of course. Tutto qua.