LA Caverna


L’ambivalenza del “tecnologico”

Non dobbiamo dare intero credito alle notizie che vengono periodicamente pubblicate sui mali provocati dall’esagerato utilizzo del “tecnologico”. La sua inarrestabile diffusione avrebbe per alcuni rallentato e, per altri, velocizzato i processi di apprendimento, avrebbe impoverito lo spirito umano bloccando...

... la socializzazione, soffocando la fantasia, moltiplicando le cause di minaccia alla nostra speranza e al nostro futuro. È vero che il perverso circuito della tecnologia rischia di toglierci la libertà, di rubarci la possibilità di scegliere il nostro progetto di vita ma tali psicopatologie emergenti non possono essere utilizzate come “capro espiatorio” per placare la nostra ansia di fronte all’ambivalenza dei nostri sentimenti nei confronti del mondo che ci circonda. L’ambivalenza, come simultaneità e opposizione di idee o sentimenti contrastanti, genera malessere e angoscia ma fa parte della nostra natura. Noi la stiamo riversando tutta sul tecnologico. Una vita senza tecnologia è ormai impossibile. È sbagliato pensare che vivremmo meglio senza di essa, ma è altrettanto provato che il suo utilizzo eccessivo crea ansia, dipendenza, speculazioni, paure e manie. Dobbiamo essere in grado di districarci tra una condanna ideologica e un’adesione entusiastica, attuando progetti di mediazione per vivere con equilibrio e consapevolezza. È importante affidarci agli strumenti tecnologici, pur tenendo presente che, spesso, l’uso che ne facciamo è lontano da quello che sarebbe opportuno e desiderabile. Gli inattesi problemi, le diseguaglianze e le disparità emergenti non sono dovuti alle tecnologie, ma dipendono dalla nostra incapacità di garantire a tutti, conoscenze, infrastrutture e strumenti necessari al loro uso consapevole. I contenuti tecnologici sono una componente essenziale del nostro tempo, con potenzialità enormi, ma la loro applicazione, fino a poco tempo fa, asistematica e disomogenea, è oggi così pienamente dispiegata da rendere urgente un filtraggio degli obiettivi. Ci sarà futuro positivo se sapremo costituire e garantire, nell’ecosistema tecnologico, quelle competenze che ne facilitano la comprensione, la ricerca, la valutazione e l’uso onesto e corretto. Il pregiudizio che molti difensori della “tradizione” hanno nei confronti del “tecnologico” è che i suoi metodi, strumenti e contenuti determinerebbero un’esistenza alienata e ostile. Un orizzonte culturale crepuscolare che ha perso ogni fede nei valori ed entusiasmo nella ricerca ha bisogno di strumenti adeguati per interpretare, capire e rinnovare il mondo. I curiosi delle tante cose utili e interessanti che il tecnologico offre non si fermano, nostalgici e ripetitivi, al passato ma riescono a motivarsi per una visione e lettura critica del reale e per individuare idee e realizzare progetti e obiettivi impensabili. Il mondo che abitiamo e la storia che scriviamo esigono un’educazione particolare a questa complessità, per superare quella decadenza nichilista che porterebbe “il cambiamento epocale” a un doloroso fallimento. Educare per l’umano o in funzione di un adattamento funzionalistico al sistema sono modalità antitetiche. È indispensabile sottrarsi ad una tecnologia completamente dominata dalle logiche di consumo, e quindi superficiale e frenetica, ma è altrettanto indispensabile avere accesso al tecnologico possedendo buonsenso e saggezza. L’obiettivo è quello di fare pace con l’ambivalenza. “Per i passaggi epocali, non ci sono ricette pronte, ma sfide di pensiero e di paziente sperimentazione.” (Luciano Verdone)


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In questo numero hanno scritto:

Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro
Umberto Pietro Benini (Verona): salesiano, insegnante di diritto e di economia, ricercatore di verità
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Alessandro Cesare Frontoni (Piacenza): 20something years-old, aspirante poeta, in fuga da una realtà troppo spesso pop
Giovanni Maddalena (Termoli): filosofo del pragmatismo, della comunicazioni, delle libertà. E, ovviamente, granata