Lettere e poesia

Inizio con l’articolo di oggi una nuova rubrica qui su Zafferano: vi parlerò di lettere e poesia. Chiaramente non vuole essere la solita minestra e, per mettere nero su bianco questo contributo, partirò da un autore particolare, a me giunto attraverso la cortina del pregiudizio e il muro della vergogna.

Trovando quindi ingiusto che di una simile mente restassero solo macerie confuse, mi sono ripromesso di fare le mie ricerche. “Meglio essere nemico del popolo che nemico della realtà”: una frase così è sufficiente per capire come questo personaggio facesse sul serio. Durante il liceo mi hanno parlato di un filosofo aduso a discorsi simili: “È l'ora di andarsene, io a morire e voi a vivere". Queste parole le pronunciò Socrate alla conclusione del fatale processo per corruzione di giovani e istigazione al disordine sociale: accuse fra l’altro pressoché identiche a quelle contestate al mio personaggio.

Sfruttando le molteplici potenzialità del web scopro che fu campione negli studi e che fra i numerosi trasferimenti del padre militare studiò a Cremona. Ecco, questo mi interessa, perché il “Daniele Manin” l’ho frequentato pure io e nessuno mi aveva detto che un genio simile avesse trascorso ben due anni di gioventù nella mia stessa scuola. Sinceramente attirato, voglio scoprirne di più: ci saranno degli archivi dove sono conservati i suoi temi no? No, perché la città ha svenduto gli scritti scolastici vent’anni fa, quando un’iniziativa ecologica ha dato biciclette in cambio di carta da mandare al macero. E quindi che resta di questo autore nella cittadina lombarda? Una targa commemorativa, apposta all’angolo di via XI febbraio che riporta “da questa casa dove terminò la sua infanzia dal 1933 al 1935, dispiegò la sua avventura artistica”.

Continuo a cercare: si laureò con lode a Bologna e lì si avvicinò al cinema e alla scrittura. Per fortuna, ci saremmo persi film come “Mamma Roma” e “le cento giornate di Sodoma”. Nel mezzo passò la guerra e lo sdegno maturato verso la dittatura lo portò a scegliere la via della libertà ad ogni costo. Si iscrisse al PC nel 1947, ma solo due anni più tardi il primo processo aperto contro di lui lo rese inadatto alle logiche del partito che lo cacciò. Per tutta risposta Pasolini rispose che lui sarebbe rimasto comunista e avrebbe sempre combattuto il fascismo delle idee fino alla morte.

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In questo numero hanno scritto:

Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Alessandro Cesare Frontoni (Piacenza): 20something years-old, aspirante poeta, in fuga da una realtà troppo spesso pop
Giovanni Maddalena (Termoli): filosofo del pragmatismo, della comunicazioni, delle libertà. E, ovviamente, granata
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro