LA Caverna


L’arroganza

L’attuale serpente tentatore che inganna e lusinga l’uomo è l’arroganza. L’arrogante si sente invincibile, non è capace di valutare le sue possibilità e la sua forza. Si circonda di consiglieri venali e in malafede e si appropria di vantaggi illegittimi. Questa distorta mentalità avvelena sia la vita pubblica che quella privata. 

Nella storia dell’umanità, l’arroganza ha favorito la sopravvivenza degli individui forti a scapito dei deboli e degli oppressi. Il disdegno e il disprezzo sono approdati nella condotta degli uomini di questo millennio, configurando una moderna rete sociale classista, hanno scolpito i gradini sociali, elogiando individui potenti. L’arroganza è complice della qualità di vita, incrementando il successo economico, l’affermazione professionale, soprattutto nel nostro Paese, dove la visibilità amplificata dai social network, crea una immagine spendibile come rappresentazione di leadership più che di barbarie e scarsa aderenza alle comuni regole del vivere insieme. Questo dislivello sociale tra l’arrogante e la sua preda, configura un modello funzionale fintanto che gli individui tollerano gli stimoli nocivi e si adattano al contesto, diversamente, dalla base di tali fenomeni si costruiscono i record di conflittualità ad ogni livello sociale che si esprimono in varia misura con l’incremento delle violenze, dei femminicidi, dei suicidi, dei tradimenti, del bullismo, del consumo di sostanze psicoattive, anche del razzismo e dei fanatismi più disparati. Questa epidemia di aggressività è pericolosa, insidiosa e infettiva, con i suoi corollari di denigrazione strumentale, di gusto di far male, di crudeltà e sadismo verbale. Emerge vistosa dalle dinamiche politiche in atto sullo scenario mondiale e dal linciaggio verbale via social.

La peculiarità dell’arrogante, in misura maggiore o minore, è di rimanere impermeabile e indifferente all’opinione delle persone. Occupa lo spazio relazionale, si impossessa dell’attenzione degli altri, dice le sue idee, senza mostrare di aver bisogno di consenso, di approvazione. Si rende fastidioso, irritante e non se ne cura. L'arrogante nasconde una grande insicurezza, spesso fa terra bruciata intorno a sé, fa sempre calcoli sbagliati portando un bagaglio pesante di prepotenza, di collera e vivendo in uno stato di negazione. Il buon senso ci fa capire che l’aggressività deriva spesso da un senso di inadeguatezza, da un complesso di inferiorità. Valutarsi superiori agli altri è una maschera per evadere da situazioni umilianti. “L’ignoranza genera più fiducia della conoscenza.” (Charles Darwin) Essere arroganti e innervosirsi nelle situazioni è sinonimo di vuoto interiore, significa divenire succubi della congiuntura e arrancare per sopravvivere. Per questo la maggioranza dell’umanità è falsa, il mondo è falso, vive in un continuo stato di negazione. La condizione del mondo oggi, è una grande penitenza di massa, fatta passare come qualcosa di fashion, di “alla moda”. In realtà è tutto un grande morbo camuffato. Questo è il significato profondo dell’arroganza, qualcosa di marcio che viene presentato come qualcosa di bello. “La meschinità è preferibile all’arroganza” diceva Confucio.

La storia, infatti, insegna che gli sfacciati piani umani e i successi del momento naufragano proprio per la mancanza di una reale, concreta flessibilità e mitezza. Chi è sicuro della propria “buona causa” è conciliante, condiscendente, poiché si impegna su ciò che conta, fa spazio all’essenziale, si svuota del rumore delle illusioni umane. La prepotenza di quanti pretendono di dominare gli altri nasce dalla cieca ignoranza che confonde la fermezza con la tracotanza. L’ignoranza genera arroganza mentre la competenza genera dubbio e cautela (Dunning-Kruger). L’uomo saggio valuta le situazioni e ha la capacità di separare ciò che è giusto da ciò che non lo è, senza senso di superiorità intellettuale e morale. Una sapienza paziente non è debolezza ma un efficace antidoto all’arroganza. L’arrogante può anche essere astuto ma non è mai intelligente e, pertanto, è sempre destinato alla sconfitta. “Il problema dell’umanità è che gli stupidi sono molto sicuri, mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi.” (Bertrand Russell). La buona educazione è l’abito migliore delle persone intelligenti. Con essa non si fa mai brutta figura (Juli Moranduzzo). La buona “educazione” non è una cosa “medievale”; non vuol dire essere deboli ma accantonare ogni forma di prepotenza. Solo le persone educate riescono a vivere bene e gustarsi la vita, elevando il livello di civiltà.


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In questo numero hanno scritto:

Umberto Pietro Benini (Verona): salesiano, insegnante di diritto e di economia, ricercatore di verità
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Giovanni Maddalena (Termoli): filosofo del pragmatismo, della comunicazioni, delle libertà. E, ovviamente, granata
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro

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