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Si avvicinano le elezioni

Biden sta facendo il possibile per ribaltare le previsioni di disfatta alle prossime elezioni, ed in buona misura ci sta riuscendo. Dopo la magra figura afgana, con l’Ucraina non stiamo badando al debito: siamo a $50 miliardi di aiuti di vario genere, $15.5 quelli in armamenti. Per dare un’idea dell’enormità dello sforzo, ogni anno ne diamo $3.5 ad Israele, $1.3 all’Egitto, e $12 ad altri 150 paesi, mentre il nostro budget complessivo è di $850 miliardi. 

Se pensate che $15 miliardi di armamenti siano una quantità enorme, sappiate che non contiamo le spese dei nostre forze speciali che dicono di addestrare i fratelli ucraini: non sia mai che ammettiamo di sparare ai russi.

A questo punto anche i media più schierati a favore del Presidente hanno difficoltà a sostenere che la guerra è solo tra Ucraina e Russia (qui), e visto che tanto con Putin quanto con Xi non si può più parlare di regime comunista, torniamo alla storia dei paesi democratici contro le dittature. Biden, come comandante in capo delle nostre forze armate, sente odore di vittoria: deve solo fare in modo di cacciare Putin dal suo posto e rimandare le truppe russe a casa con la coda tra le gambe.

Questo livello di combattività in politica estera si trova anche in quella domestica, dove Biden ha deciso di chiamar “fascisti” i sostenitori (MAGA) di Trump, e per estensione mette all’angolo tutti i repubblicani che ancora lo sostengono. La denuncia di fascismo è una bugia, ma passa in cavalleria: Biden ha bisogno di isolare i nemici e far credere di sconfiggerli. L’indice di approvazione di Biden è passato dal 41% di febbraio e 38% di luglio, al 45% attuale, un recupero mai avuto da nessun presidente prima di lui.

I democratici han finalmente capito che woke e cancel culture sono un boomerang pericoloso, quindi, mentre Biden enfatizza il suo sostegno per la polizia e le forze armate (al contrario di AOC e compagne che fino a qualche mese fa volevano toglier fondi), i censori di partito castigano chiunque esca dalle righe. Negli ultimi giorni una professoressa molto woke ha pensato di augurare sofferenze terribili alla Regina Elisabetta, e mentre i Repubblicani ancora si preparavano ad attaccarla i Dem l’hanno asfaltata per primi, portando il punto a casa.

Molti americani sono ancora indecisi: da un lato mandiamo $50 miliardi in Ucraina, dall’altro non abbiamo acqua potabile in molte città, l’aspettativa media di vita di alcuni stati è uguale al Congo ed il Covid è tutt’altro che risolto. Ma, allo stesso tempo, stiamo pagando l’energia molto meno che in Europa, dove addirittura esportiamo il nostro gas liquefatto a prezzi esorbitanti, costruiamo nuove fabbriche rimpatriandone tante sia dalla Cina sia dai paesi EU, ed il mercato del lavoro tira. In un anno il dollaro ha guadagnato il 20% sull’euro, e nonostante l’inflazione sia al 9% e molti siano in difficoltà con le bollette, il paragone con gli amici oltre-oceano ci vede in vantaggio.

Mancano ancora due mesi alle Midterm, e l’esito della guerra sarà probabilmente determinante per spostare l’ago della bilancia tra vittoria e sconfitta: si accettano scommesse.


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In questo numero hanno scritto:

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Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Giovanni Maddalena (Termoli): filosofo del pragmatismo, della comunicazioni, delle libertà. E, ovviamente, granata
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro