IL Digitale


Aumenta la pressione sulle criptovalute

Nel 2022 il Bitcoin ha perso oltre il 50% del proprio valore, scendendo sotto la soglia del $20.000, mentre il mercato delle criptovalute ha subito un calo ancora più forte, con analisti che parlano di una discesa da $3 ad $1 trilione di dollari. Essendo il mercato più volatile, era ovvio aspettarsi che la situazione geopolitica picchiasse come un fabbro, e parecchi investitori hanno perso tutto.

A ben vedere, il vero motivo del crollo cripto sta nei freni messi dai diversi paesi, Cina ed America in primis. Le criptovalute sono lo strumento migliore per sfuggire i tracciamenti delle diverse autorità; quindi, da chi vuole fare legittimi acquisti anonimi, a delinquenti che vogliano trasferire somme di denaro senza destar sospetti, a paesi che comprano gas e petrolio fuori sanzione, chiaro che le banche centrali siano contrarie. Mentre in Cina non si fanno problemi ad imporre la criptovaluta di stato, in America il Dipartimento del Tesoro si muove in modo più machiavellico: dice alla Casa Bianca che per ridurre i rischi occorrono nuove regole e controlli più stringenti. Con la scusa di proteggere i risparmiatori, i Competenti ci spiegano che nonostante le criptovalute aiutino il sistema finanziario, la protezione dei piccoli investitori obbliga ad aumentare il grado di burocrazia e controllo.

Utilizzano il fallimento da $60 miliardi di Terra, uno stablecoin legato al dollaro, come critica generica a tutto il mercato: il fatto che ci fosse un criminale dietro a questo disastro è un dettaglio, per loro. Serve un nuovo ente, la Commodity Futures Trading Commission, per regolare questo mercato, visto che la Securities and Exchange Commission da sola evidentemente non ci riesce. Questi sviluppi da azzeccagarbugli nascono da un ordine esecutivo del Presidente, che a marzo aveva chiesto uno studio per sviluppare l’utilizzo della blockchain e delle criptovalute. Dopo pochi mesi, i burocrati di Washington hanno capovolto l’obiettivo iniziale, di sviluppo e liberalizzazione del mercato cripto, ad uno di maggior controllo, sanzioni e burocrazia.

Janet Yellen in persona s’è occupata di perseguire un programma di anonimizzazione come Tornado Cash, semplicemente perché usato anche in Corea del Nord da qualche hacker. A questo si aggiunge la notizia, non verificabile, che il 25% di tutte le truffe americane sia pagato in criptovalute, come giustificazione per l’aumento di regole, procedure, controlli. La Casa Bianca per fortuna riconosce che il mondo evolve verso un modello decentralizzato di pagamenti, e questo significa il venir meno del potere di controllo degli istituti finanziari tradizionali: ovvio che queste organizzazioni facciano il possibile per non lasciare la loro presa sul collo del consumatore.

Il consiglio di questa rubrica è lo stesso di un anno fa, quando tutte le cripto correvano alla grande: adesso bisogna stare più attenti, ma la crisi ha messo in chiaro quei nomi (Algo, Ethereum, altri) che hanno dimostrato di funzionare e che stanno reggendo alla pressione speculativa. Se lo interpretate come gioco d’azzardo, meglio giocare qui che al casinò. Buone scommesse.


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In questo numero hanno scritto:

Umberto Pietro Benini (Verona): salesiano, insegnante di diritto e di economia, ricercatore di verità
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Giovanni Maddalena (Termoli): filosofo del pragmatismo, della comunicazioni, delle libertà. E, ovviamente, granata
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro