LA Caverna


La menzogna

La nostra vita relazionale è talmente condizionata da essere, nella maggior parte dei casi, improntata all’ambivalenza e all’ipocrisia. Le nostre conversazioni e i nostri legami sono convenzionali, doppi e alterati. La sincerità e la schiettezza non sono più di casa, mentre la menzogna diventa il linguaggio ordinario da impiegare ogni giorno. La menzogna si esprime in vari modi. C’è la dissimulazione con cui nascondiamo la verità; l’alterazione con cui...

... modifichiamo qualitativamente la verità; la deformazione che consiste nel contraffare quantitativamente la realtà, ingigantendo o rimpicciolendo le cose; la falsità vera e propria affermando cose opposte alla verità; infine, la fabulazione, l’inventare, da cima a fondo, eventi e circostanze. L’ipocrisia diviene uno stato di vita e le relazioni scadono in rapporti menzogneri. Ci dobbiamo difendere dalla falsità per non essere vittime dell’equivoco e dell’eccesso.

Una coscienza così distorta coglie “l’altro” come oggetto da utilizzare più che persona da amare. La menzogna è quasi elevata a sistema perché ci mette al sicuro da dispute e divergenze che disturbano la nostra pacifica indifferenza, la nostra quiete relazionale, evita ferite che fanno soffrire il cuore e ci esonera da dialoghi impegnativi e scomodi.

La bugia è sovrana perché siamo convinti che il mentitore goda sempre la vittoria. “La forza della menzogna risiede nel suo potere di ricreare la realtà, di plasmarla a piacimento, di manipolare altre persone inducendole a credere e a fare ciò che noi vogliamo in base alle nostre menzogne. L’uomo sente il proprio potere molto più mentendo che dicendo la verità, che attenendosi alla faticosa e opaca adesione e corrispondenza tra le parole e i fatti”. (L. Manicardi)

È menzognero il soldo ritenuto fondamento di ogni tipo di felicità, è menzognero il linguaggio pubblicitario che, senza limiti e senza regole, adesca e inganna il consumatore, è menzognera la politica che non impegna a confronti e scontri utili e produttivi ma carpisce consensi giocando sporco e navigando allegramente sul mare delle emozioni momentanee. Si fingono affetti e sentimenti, imprigionando la vita nella solitudine e nel sospetto. La verità è distrutta in tanti modi perché può essere tenuta nascosta, può essere contraffatta, deformata, inventata per la circostanza. Questo squallido comportamento, divenuto per molti uno stile di vita, rende impossibile una società autentica, generando sfiducia e malintesi, incapacità di dialogo, pregiudizi e manipolazioni.

“Nel tempo dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario.” (G. Orwell) Liberarci dal dominio della manipolazione collettiva della realtà esige uno sforzo immane e permanente vivendo la vita nell’autenticità, scrollandoci di dosso, ogni giorno, il pesante giogo dell’inganno, facendo appello alla nostra dignità umana, prefiggendoci di non seppellirla sotto una coltre di finta pace. Solo un angosciato desiderio di verità può liberarci dalla menzogna, un cuore sofferente può, forse, arrestare la finzione e smascherare ogni atteggiamento ipocrita. Il vero rimedio, dunque, a questo cancro morale è un cuore pulito e trasparente, armonioso, aperto e semplice. Se non c’è questo cuore non si opera il disgelo e resta interminabile l’inverno grigio della doppiezza. Il “disagio esistenziale” potrà spogliarci dei travestimenti e liberarci dagli inganni?


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In questo numero hanno scritto:

Umberto Pietro Benini (Verona): salesiano, insegnante di diritto e di economia, ricercatore di verità
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro