...le seconde case da riaprire per la stagione, il prezzo della benzina raddoppiato, il traffico aereo tornato a livelli pre-Covid.
Molti migranti, come me, han fatto diecimila kilometri, trapanato il naso molteplici volte per testarci, sprecato ore in burocrazia incerta, e siam tornati ad incontrare amici e parenti. Questo periodo di pandemia ha aspetti molto simili tra USA ed Italia. Dopo tre ondate c’è voglia di ripresa, ma temperata dal timore della prossima variante. Ho raccolto molte lamentele sugli stipendi dei neolaureati, ma mitigate dalla paura dei licenziamenti quando svanisca il divieto governativo. Genitori delusi che la prole lavori a meno di tre euro all’ora, quanto prende chi raccoglie frutta in campo senza master, son contenti che almeno un posto ce l’abbiano.
Nel mio caso ho visitato Torino, trovandola pulita e con molta gente ai bar, meno nei negozi. Specialmente ho rivisto gli anziani genitori e gli amici, recenti e di lunga data. Ho capito che tanto i miei, quanto gli altri vecchietti, han cercato di non far preoccupare i figli e nascosto l’evoluzione del loro quadro clinico durante i mesi di distanziamento Covid. Anche gli amici han patito il virus: chi l’ha combattuto, chi comunque ha sofferto i mesi di isolamento, la speranza di riprendere la vita ante-virus è sentita. L’isolamento ha anche aggravato altre patologie, ritardando diagnosi o rendendo piu’ difficili le cure: sarebbe bello uscire da questo tunnel.
E’ vero che c’è una variante indiana che preoccupa in Inghilterra, che il vaccino Astrazeneca la placca nel 60% dei casi dopo due dosi, nel 33% se di dose ne hai presa una. E’ vero che con due miliardi di persone vaccinate sui 7,9 che siamo al mondo, la probabilità che si affermino altre varianti impestate è discreta. Aziende farmaceutiche ed una manciata di paesi si organizzano per una terza dose di vaccini, magari a scadenza annuale. Il calo dei contagi che vediamo in queste settimane è si dovuto alla campagna vaccinale, ma anche al bel tempo che ci porta all’aperto dove la ventilazione ci protegge dal virus malefico. Come guardare a questo futuro incerto, come prepararci?
Ecco l’importanza della Memoria, quella con la m maiuscola. Non tanto per i caduti delle guerre antiche, quanto per quelli diretti ed indiretti di questa contro il Covid. E’ veramente importante andare al mare, ritrovarsi con i piedi sotto un tavolo e calici pieni sopra, visitare musei, premiare i musicisti che vediamo nelle piazze, dare una bella mancia al cameriere del nostro tavolo. Per il bene nostro, dei fragili genitori e dei ragazzi frastornati, dobbiamo costruire delle memorie nuove, belle, gioiose. Quelle memorie orchestrano la nostra corteccia pre-frontrale, le insegnano o le fanno ricordare il bello della speranza nel futuro, a sapere con incrollabile certezza che il futuro sarà migliore, e che la nuova generazione farà meglio di questa corrente.
E’ tutto qui il Memorial Day, rivolgere un pensiero alla memoria di chi ha lasciato il suo futuro per il nostro presente. Lo dobbiamo a tutti quelli che non sono più, e tutti quelli che seppur salvi hanno tanto sofferto: guardiamo al futuro con ottimismo. Leggerete questa pagina dopo la Festa della Repubblica del 2 giugno: spero che anche per voi ci sia una buona dose di ottimismo, che abbiate costruito delle belle memorie per il futuro.