IL Digitale


Il tramonto dello smartphone?

Oggi rispondo ai lettori che han chiesto dell’uso dell’IA generativa sul cellulare, difficile, specie quando si usano robot che producono grafica.

Innanzitutto, invito a leggere “Contro lo smartphone. Per una tecnologia più democratica” di Juan Carlos De Martin, che spiega bene la rivoluzione tecnologica che ci ha portato questo strumento. È particolarmente utile ricordare che siamo noi i padroni delle tecnologie, come cellulare e IA generativa, e questo significa fare attenzione a chi controlla questi prodotti e specialmente i dati che li attraversano. Data questa premessa, passiamo alle novità.

A fine settembre Zucki ha presentato i nuovi occhiali Ray-Ban, da $300 e belli, che ci consentiranno di parlare con l’intelligenza artificiale, mentre vediamo sulle lenti il risultato dei suoi lavori. Zucki ha lasciato opensource Llama 2, il motore di IA generativa, e questo gli consente di recuperare terreno sul ChatGPT che OpenAI ha invece chiuso. Lasciando da parte la sua passione per il metaverso, fatto di avatar e realtà virtuali ideali per chi vuol rimanere sul divano di casa, in questo caso il padrone di Meta ci promette una tecnologia assolutamente concorrente allo smartphone.

Pensate di avere dei normalissimi Ray-Ban sugli occhi, e poter interagire semplicemente parlando con il robot. Il vantaggio di queste lenti è che ottimizzano la lettura anche per chi ha problemi di vista, e che non dovete più perdervi tra icone e tastiere minute da usare per scrivere. Potreste chiedere all’IA di farvi un disegno come quello che abbiamo visto nel numero scorso, di vedere le previsioni del tempo, di ascoltare le notizie, tutto senza usare le mani.

Sarà questo il tramonto dello smartphone? Per un prodotto cool, che viene venduto al ritmo di 1.5 miliardi l’anno, con milioni di persone coinvolte nella sua produzione, distribuzione e riciclo, non possiamo aspettarci un rapido declino. Sicuramente le multinazionali coinvolte, da Apple, a Samsung, Verizon ed altri ancora, faranno l’impossibile per resistere. È chiaro che, come Zucki ha fatto occhiali da $300 al paio, i concorrenti faranno altrettanto e meglio, e probabilmente accoppieranno il cellulare. Samsung in particolare è già partita con forme nuove, alcuni cellulari sono molto piccoli, altri si piegano in due, altri promettono performance miracolanti.

Sicuramente l’affidabilità del riconoscimento vocale e del linguaggio naturale oggi consente un’interfaccia utente basata su tre sensi: vista, udito e tatto. La decisione di lasciare aperta la piattaforma di intelligenza artificiale e’ quella giusta, per assicurarci di avere ampia scelta nelle applicazioni da usare. Resta il problema del controllo e delle analisi di tutti i dati filtrati e generati dal robot, che in questo modo sono completamente personalizzati sul nostro contesto e sul nostro comportamento.

Il rischio di essere manipolati, non ipnotizzati, dalla macchina, è concreto. Nel momento in cui tutti i sensi registrano stimoli coerenti, la nostra capacità di fare un passo indietro e prendere il messaggio con un pizzico di sale, diminuisce. Motivo di più per spendere questi $300, giocare con questi occhiali, e ricordarci che dobbiamo essere noi a controllare la tecnologia, mai il contrario.


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In questo numero hanno scritto:

Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
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Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro