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Altro conflitto, altro giro di giostra

Il giorno dopo l’attacco di Hamas a militari e civili israeliani, con il rapimento di molte decine di persone ora imprigionate in case e tunnel a Gaza, il caos regna sovrano, sia sul campo di battaglia, sia nell’aria rarefatta dei commenti geopolitici da Bar Sport.

Fino a qualche giorno fa MBS e Netanyahu sembravano pronti a firmare uno storico accordo, per cui l’Arabia Saudita avrebbe riconosciuto Israele ed iniziato a finanziare la Palestina, mentre Bibi avrebbe impegnato il suo paese a bloccare nuovi insediamenti e dato maggior autonomia alle autorità palestinesi. Questo accordo è quantomeno congelato, se non cestinato del tutto, ed il principale sospettato di questo sabotaggio è l’Iran, che non poteva accettare l’alleanza tra un paese islamico come l’Arabia ed il loro nemico di sempre.

La dimensione dell’attacco di Hamas, che ha lanciato 5000 razzi, bombardato mezzi israeliani con gli stessi droni visti in Ucraina, e lasciato sul campo moltissime armi americane, dimostra la forza della corruzione. Le forze armate israeliane si dicono sicure di aver per le mani armi lasciate dagli americani in Afganistan ed molte importate dall’Ucraina: confermano il grido d’allarme di Netanyahu di alcuni mesi fa, ma adesso è tardi.

Biden approfitta di questo attacco terroristico per togliersi sassolini dalle scarpe con Netanyahu, incolpandolo di questa debacle dei servizi segreti e delle sue invincibili forze speciali, e facendo un giro di giostra da cui esce con la proposta di donare ben $100 miliardi all’Ucraina, sorpresa! Solo dieci giorni fa la sua richiesta di avere altri $24 miliardi era stata prima ridotta a $6 e poi a zero, ora con questa nuova crisi trova il modo di richiederne $100, di miliardi.

Ovviamente il Presidente condanna i terroristi di Hamas, ed istruisce politici e media di regime a definire l’attacco “non provocato”, alla stregua di quello ucraino. In altri termini, l’aver visto per anni le condizioni disumane in cui i palestinesi vivono a Gaza, e l’aver donato miliardi di dollari americani per aiutarli, ci dovrebbe far pensare che non avevano motivo di attaccare gli israeliani. L’uso di questo termine, evidentemente falso in entrambe i contesti palestinese ed ucraino, serve a precludere qualsiasi negoziato. Giustamente, se mi attacchi senza che io abbia fatto nulla per provocarti, allora tu sei il cattivo da distruggere, con cui non si può negoziare.

A pensar male si fa peccato, ed ipotizzare che l’attacco terroristico ad Israele serva anche i disegni geopolitici dell’amministrazione Biden, oltre a quelli evidenti dell’Iran, non si può fare. È anche peccato ipotizzare che un’alleanza Arabia-Israele, che da tempo danno segni di insofferenza dei comandamenti di Washington, avrebbe leso gli interessi americani. Il problema dei peccatori, è che ogni tanto ci azzeccano.

L’attacco di Hamas riporta Israele nelle braccia di Biden, che adesso potrà chiedere di autorizzare l’export di sistemi Patriot all’Ucraina, sospendere l’accordo con l’Arabia e gli altri paesi vicini, ed obbedire a cosa si decide a Washington. Per i poveracci di Gaza e degli insediamenti vicini cambia poco: fame e violenze per i primi, violenze per i secondi.

Ed anche oggi, la Pace arriverà domani.


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