Ho avuto il piacere di conoscere buonanima di John McAfee, che ogni settimana cambiava cellulare e ripartiva a dare il numero nuovo ad amici e parenti: tempo che finisse il giro ripartiva, e trovarlo al telefono era dura.
Il monitoraggio che incombe su di noi è totale: movimenti, spese con carte elettroniche o digitali, tutti i messaggi che scambiamo, i tag che ci associano a luoghi e persone, la potenza dell’intelligenza artificiale che riesce a scoprire le correlazioni tra le migliaia di variabili che ci riguardano. Scappare è durissima, ma possiamo rendergli questo stalking meno preciso: è quello che conta.
La prima cosa è presentarci in modi diversi sui vari social media, interpretando ruoli che non sono nostri. Mettere like e condividere immagini di prodotti di cui non vi interessa nulla, taggarvi in posti in cui non siete, o siete stati in passato, per confondere i vostri spostamenti, mentire bellamente a qualsiasi questionario sul cambiamento climatico, la foca monaca, tendenze politiche o i piani per le vacanze. Non mentite in modo casuale: cercate appunto di farlo indossando quattro o cinque ruoli diversi, dal ragazzino al vecchietto, dall’ateo al fondamentalista religioso, in un minestrone di idee indistinguibili. Magari su Facebook sarete devoti della Madonna interessati a foto di gattini e ricette culinarie, su TikTok dei brigatisti, e così via.
Fatto questo possiamo pensare ad usare strumenti ed applicazioni pensate per la privacy. Di recente il lancio del servizio cellulare Pretty Good Phone Privacy (PGPP), pensato per chi usa Android per lo smartphone ed abbia il fondato sospetto che Google usi e venda tutti i dati che riesce a carpire dal nostro cellulare. PGPP cripta l’identità della SIM ed anche i dati che scambiamo con le antenne vicine a noi; così facendo Google non riesce a vederci quando scambiamo dati. Se avete l’iPhone, e vi illudete che a Cupertino abbiano a cuore la vostra privacy, sappiate che le applicazioni che installate fanno il possibile per carpire tutto di voi, ed essendo loro che pagano Apple, fine delle pie speranze.
Altra tecnologia è quella dello zero-knowledge proof (ZKP), utilizzata per blockchain ma anche da alcune banche per i loro servizi on line, da applicazioni per la garanzia dell’autenticazione, ed addirittura per operazioni di voto o partecipazione ad aste. Le poche aziende che usano ZKP dimostrano maggiore serietà nel darvi protezione dagli spioni.
Infine, la Virtual Private Network (VPN), che consente di nascondere il nostro indirizzo IP, la nostra posizione geografica, limita l’accesso alla nostra cronistoria sul web e cosa abbiamo scaricato, ed in generale protegge le nostre informazioni personali. Utile per guardare trasmissioni gratuitamente o comprare biglietti aerei con forte sconto, perché potete fingere di comprarlo da Nairobi mentre siete a Milano, non vi protegge comunque dal monitoraggio fatto dalle applicazioni che usate, dall’essere vittime di malware, ransomware o phishing, ed alcuni dati che hacker o intelligenza artificiale possono usare come pezzettini del puzzle per cercarvi.
Ricapitolando: adottate diversi profili sui diversi siti e social media che usate, mentendo senza remore alle domande che vi fanno, sui posti che visitate, i vostri gusti ed inclinazioni. Se è difficile usare cellulari o computer diversi, cercate comunque di proteggerli con VPN, applicazioni protette da ZKP, e tecnologie come il PGPP per scomparire dai radar. Nel decidere quanta fatica fare in questo senso, tenete conto che se voi siete scrupolosi, ma la nonna vi tagga con una teglia di lasagne ad Ostia ed il vicino mentre guardate la partita o fate la spesa, gli sforzi diventano vani. Costruite delle nonne e dei vicini immaginari, darete fastidio agli spioni.