Musica in parole


Musica in cornice: i colori della gioia

Si sta concludendo a Roma la prima grande mostra italiana dedicata a Raoul Dufy (1877-1953), spesso definito il pittore della gioia.
I bellissimi omaggi alla musica che costellano le opere del Maestro francese sono senz’altro frutto dell’ambiente familiare nel quale l’artista crebbe.

Avvicinando i figli al bello sin da piccoli si corre il rischio che ai bambini piaccia: così successe a casa Dufy, una famiglia di condizioni economiche molto modeste ma dove il padre, che fu anche organista e direttore di coro, trasmise ai figli l’amore per l’arte in generale semplicemente avvicinandoli ad essa. Ad esempio, ascoltare pagine dei grandi compositori era un’abitudine familiare, colonna sonora del quotidiano.

L’arte affascina il giovane Raoul (e i suoi fratelli); unisce le sue passioni e fa della musica la protagonista dei primi dipinti di successo: “L’orchestre du Havre” 1902, “Hommage à Mozart” 1915.

Decisivo era stato l’incontro a Parigi nel 1901 con Matisse e i Fauves; esperienza che assorbe senza rinunciare però ad altre sperimentazioni. L’amore per la musica non lo abbandona, molti quadri degli anni a venire han come soggetto orchestre, strumenti musicali, balletti e non sono pochi gli omaggi su tela ai musicisti “di famiglia”, cioè quelli la cui musica aveva conosciuto in casa, da bambino.

Frequenta gli ambienti dell’avanguardia musicale, disegna scenografie per il teatro e durante i viaggi cerca sempre un contatto con i contesti musicali dei luoghi; a Venezia, attratto dalle maschere trova ispirazione per la serie “Arlecchini musici” (1940-46).

Musica anche per “La Fée Electricité” (“La Fata Elettricità”), richiesta a Dufy per il Padiglione dell’Elettricità all’Esposizione universale di Parigi del 1937 e realizzata in 250 pannelli che ne fanno una delle opere più imponenti al mondo. Episodi evocativi di mitologia e tecnologia si susseguono a contrasto; la dea Iris - figlia di Elettra, messaggera degli dei e personificazione dell’arcobaleno - collega il Cielo alla Terra volando sopra un’orchestra.

L’artista è convinto che pittura e musica portino luce nella vita delle persone e così si esprime: “per captare la luce il pittore si serve dei colori”.

Si può dire che Dufy veda a colori anche la musica e questo succede persino nei periodi bui, gli anni di guerra e i suoi ultimi, in cui lavora pur devastato dall’artrite reumatoide. A fargli compagnia e portare luce al suo spirito è la musica, soprattutto Mozart che a suo dire ha su di lui un effetto taumaturgico, lo culla e porta luce.

Ci restano i suoi dipinti a testimoniarlo.


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In questo numero hanno scritto:

Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Alessandro Cesare Frontoni (Piacenza): 20something years-old, aspirante poeta, in fuga da una realtà troppo spesso pop