Salirò salirò

Cos’hanno in comune Daniele Silvestri e Cielo D’Alcamo? Un fiore. Per l’esattezza la rosa. E perché a distanza di secoli un cantante e un poeta ne sono conquistati?
Un simbolo floreale dalla storia antichissima, ricorrente in varie culture e manifestazioni artistiche, che ha acquisito nella propria storia un valore sessuale. 

Un topos di oggettivazione del desiderio, racchiuso fra petali e spine, così come la bellezza preclusa della verginità femminile. D’altronde la cultura popolare definisce il primo rapporto della donna come deflorazione: letteralmente, seguendo la definizione data dalla botanica, la caduta del fiore. Nel mondo contemporaneo questo perifrasare risulta goffo e un poco impacciato, ma nel XIII secolo l’attribuzione di una simile visione erotica fu vero scandalo.

Il letterato siciliano Cielo d’Alcamo raccolse fra i primi la sfida e realizzò un dialogo carico di allusioni più o meno velate, volte a definire l’arguto corteggiamento di un giovane verso una reticente fanciulla. La protagonista rifiuta inizialmente le parole dell’insistente corteggiatore e dichiara risoluta il proprio diniego di concedersi fisicamente, fintanto non sarà convolata a nozze, per poi cedere alle moine del ragazzo che giura sulla Bibbia la propria buonafede. Il contrasto poetico denota incredibile originalità, in particolar modo nella scelta retorica di raffigurare questa rosa come elemento ambivalente: “bella" e "dolce", ma anche "spregiudicata" e "perfida", desiderio meraviglioso e infame.

Passano le epoche, la cultura si evolve verso una maggiore libertà dei costumi, arrivando così ai giorni nostri, dove le reticenze sono ben poche e gli eccessi innumerevoli. Sul palco di Sanremo addobbato dagli autoctoni fiori, Daniele Silvestri sale “fra le rose di questo giardino” e si classifica quattordicesimo. Sono sicuro che buona parte di voi abbia canticchiato il celeberrimo refrain dell’orecchiabile brano, qualcuno sia corso con la mente alla conduzione di Pippo Baudo, ma penso pochi fra noi conoscessero l’anzianità del topos floreale. Un’evoluzione che riflette le trasformazioni della società attraverso un fiore: inizialmente maniera sottile di raffigurare l’amore fisico, oggi simbolo intrinseco di seduzione.


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In questo numero hanno scritto:

Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Alessandro Cesare Frontoni (Piacenza): 20something years-old, aspirante poeta, in fuga da una realtà troppo spesso pop