IL Digitale


Dove van le cripto valute?

Sul numero 107 di Zafferano avevamo visto l’ultimo dei fenomeni legati alle blockchain, gli NFT, che consentono di tokenizzare prodotti e servizi e quindi venderli in toto, o in parte. Due mesi fa vedevamo transazioni pazzesche, oggi l’assestamento delle criptovalute sta riportando tutti coi piedi per terra. Come al solito ha iniziato Elon Musk, denunciando il Bitcoin come una valuta energivora e non sostenibile, e cambiando quindi idea sul suo utilizzo per comprare le Tesla. Il Bitcoin ha iniziato a... 

... scendere rapidamente.

Subito dopo Cina ed USA sono entrati a gamba tesa, lamentando l’eccessivo consumo energetico, la mancanza di tracciabilità e controllo, l’aiuto che dà a chi fugge il fisco, ed il Bitcoin ha perso il 30% del suo valore. Ora che i diversi stati iniziano a sperimentare o lanciare le proprie criptovalute, è facile sparare sul privato per invogliare gli investitori a comprare cripto-Yuan e futuri cripto-Dollari. Tuttavia non è scontato prevedere il crollo di Bitcoin, Ethereum ed altre cripto-monete private, perché le grandi banche d’affari sono entrate pesantemente nel settore, e sanno essere influenti.

Com’è possibile che le banche, così ripiene di regole e regolette a salvaguardia dei risparmiatori, così caute nel darti un mutuo, ora vogliano investire in cripto? Innanzitutto in USA le banche sono state autorizzate a gestire i depositi ed investire in derivati sulle cripto-monete, semaforo verde a giocare col fuoco. E specialmente gli investitori importanti si son buttati a capofitto: tra il guadagnare 5% in borsa o 30% sulle cripto, chi ha abbastanza fondi da investire, qualcosa sul digitale lo scommette. Quindi ora ci ritroviamo un settore bancario che, seppur ancora non autorizzato a gestire direttamente Bitcoin e compagni, tra la capacità di custodia e quella di commercio dei derivati ha investito notevolmente.

Ricordiamo che alle banche multinazionali viene anche delegata molta dell’attività di controllo ed anti-riciclaggio. Solo in Europa le banche spendono 20 miliardi all’anno per questi controlli (qui) e nonostante la spesa, il fenomeno è in crescita. Le banche adottano nuove soluzioni di intelligenza artificiale per scovare transazioni sospette, in una partita a guardia e ladri dove tutti investono nelle nuove tecnologie digitali. Abbiamo la prova di questa intensificazione dei controlli dalla nostra esperienza di correntisti: è esperienza di tutti che le transazioni bancarie siano diventate sempre più tracciate. Ci spacciano queste verifiche come necessarie per la nostra protezione, ma vogliono solo metter le mani sui nostri risparmi. Certo che se ora depositiamo criptovalute nelle loro casseforti, anche l’ultima speranza di sfuggire dal controllo si spegne.

E’ logico immaginare che, ora che le banche internazionali sono entrate pesantemente nel mercato delle cripto valute, il loro prezzo si assesterà. Specialmente agli USA interessa più la capacità di controllo dei flussi finanziari del commercio internazionale che deprimere gli investitori, ed è logico pensare che pur con qualche vincolo in più potremo giocare con le cripto-valute ancora un po’.


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Zafferano

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In questo numero hanno scritto:

Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Giovanni Maddalena (Termoli): filosofo del pragmatismo, della comunicazioni, delle libertà. E, ovviamente, granata
Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite