Per chi volesse approfondire: The Aftermath of Hamilton's “Report on Manufactures” | The Journal of Economic History | Cambridge Core.
Dopo la Prima guerra mondiale prende il sopravvento la teoria dell’inglese David Ricardo, che spiega come ogni Paese sia particolarmente bravo a fare una o due cose, e l’economia cresce molto meglio se abbassiamo i dazi e favoriamo il commercio internazionale. Tra seconda guerra mondiale e guerra fredda, il libero scambio cresce a passettini fino al 2001, quando la Cina entra nel WTO e la globalizzazione cresce a manetta. Ricordo bene come a fine anni '90 e 2000 i cinesi compravano le nostre tecnologie più innovative, senza badare a sconti o condizioni di pagamento. In un quarto di secolo la Cina ha tolto dalla povertà 800 milioni di cittadini e ne ha resi ricchi 300 milioni, arrivando oggi a primeggiare in tutta una serie di prodotti di cui detiene quasi il monopolio.
Se il 40% degli americani non arriva a fine mese ed il 27% non ha un soldo in banca, mentre pochissimi ricchissimi controllano da soli la nostra economia, Hamilton si prende la rivincita su Ricardo, e gli elettori danno mandato al presidente di ristabilire condizioni economiche per cui tutti i cittadini abbiano condizioni di vita e di risparmio decenti. Eccovi Trump, eletto tra le altre cose proprio per porre un freno ad una globalizzazione tenuta ostaggio della finanza e di pochissime élites.
Il Presidente con l’annuncio dei dazi antiglobalizzazione ha dato il meglio di sé. Le tariffe stabilite per ogni singolo Paese sembrano create da un LLM: ChatGPT e compagni infatti confondono il significato letterario di trade surplus e trade gap con quello adottato dagli economisti quando parlano di commercio internazionale, e così facendo i dazi sono calcolati in modo uniforme ma errato. Possibile che quella tabella presentata in mondovisione sia stata redatta in cinque secondi chiedendo al ranocchio elettronico, che s’è pure confuso coi termini corretti?
L’impressione è che a Trump non interessi minimamente come sono stati calcolati questi valori, che abbia nuovamente lanciato un’ancora nel campo dell’avversario per poi andare a raccattare qualsiasi concessione gli venga fatta per riportarlo alla ragione. Anche il fatto che questi dazi non colpiscano la Russia, ma martellino l’Europa recalcitrante sui tempi e modi della risoluzione del conflitto ucraino, sembra voluto.
In questo bailamme, a molti non è sfuggito che quest’anno gli USA devono rifinanziare $9.2 mila miliardi di debiti, e farlo con tassi di interesse e valore del dollaro depressi da questa caotica incertezza è estremamente conveniente: la Casa Bianca risparmia centinaia di miliardi. Possibile che un Presidente che usa ChatGPT per definire i dazi del commercio internazionale sia così astuto dal farlo per ridurre la crescita del debito americano?
A seguire i media, che lo dipingono vuoi come pazzo scatenato vuoi come genio assoluto, non si va lontani. Meglio costruirci uno scenario plausibile ed inerentemente logico, contando su fatto che è molto improbabile si trovi nell’uno o nell’altro estremo di pazzia – genialità.
Da un lato i Dem navigano sul 37-39% di approvazione, ed a parte pochissimi individui come AOC, Sanders ed il simpatico Cory Booker che ci ha parlato per 25 ore, gli altri sono spariti nell’anonimato degli ignavi scalda-poltrona. Dall’altro sono pochissimi i Repubblicani che provano a contraddire il capo, perché almeno adesso a Trump si riconosce che sta mantenendo le promesse elettorali, segno che la democrazia funziona. Solo il calo della borsa ha messo in piazza un milione di persone, centomila qui a Boston, per chiedere a Trump di darsi una calmata. Vediamo come evolve questa protesta popolare.
Altro ingrediente dello scenario è il suo comportamento: istrionico, sopra le righe, sempre improntato a far vedere il meglio di sé e senza nessun apparente senso dell’assurdo. Appare sicuramente assurdo licenziare decine di migliaia di dipendenti pubblici, cancellare interi ministeri ed imporre le proprie politiche anti-DEI anche ai paesi alleati ed alle multinazionali che esportano in America. Ma quando la maggioranza ha voluto ad alta voce la riduzione degli sprechi pubblici, quel senso dell’assurdo si annebbia come il novembre valpadano.
Se Biden voleva mantenere l’eccezionalismo USA e dipingeva la Cina come l’avversario da contenere, Trump appare ben convinto di un futuro multipolare, e vuole guidare le danze con tutti i 190 Paesi del mondo, negoziando direttamente con ognuno. Questo scenario ci parla di un’inversione ad U dell’America, da Paese che pretende di essere il migliore del mondo ad uno che si ritira in casa, ma con le armi sempre spianate per chiunque si affacci, come voleva Alexander Hamilton. Purtroppo, le organizzazioni multinazionali, quelle ONU, WTO, ICC ed altre che avrebbero dovuto mitigare i conflitti attraverso commercio internazionale e regole uguali per tutte, si sono svuotate della loro autorevolezza. E quando torna la legge della giungla, non conta che tu sia il leone o la gazzella, ma che corra più veloce dell’altro.