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Fino alla fine, o fino a quando serve?

L’ultimo fine settimana di settembre è stato elettrizzante a Washington: i nostri prodi politici han fatto teatro fino a notte fonda del 30 settembre, prima di finalizzare l’accordo sul debito che un Biden stanchissimo ha firmato a 40 minuti dalla scadenza. Con un debito di 33 mila miliardi, in America ci troviamo periodicamente di fronte a questo bivio: stampiamo altri dollari, o proviamo a risparmiarne qualcuno?

Questa volta la tensione è causata dall’ala destra repubblicana, il GOP, che ha nasato prima degli altri il sentimento della popolazione: continuiamo a spedire armi e miliardi in giro per il mondo, intanto le città si riempiono di immigranti illegali. Continuiamo con sovvenzioni e sanzioni, intanto la capacità di risparmio dei cittadini diminuisce, mentre i prezzi continuano a salire. Da oggi 28 milioni di americani riprendono a pagare le rate sul mutuo studentesco, interrotte tre anni fa causa Covid. Son $300 al mese per ognuno di loro: $8,4 miliardi al mese che non potranno più esser spesi, o risparmiati. Gli americani si chiedono, perché non iniziamo a farci una padellata di affari nostri, invece di preoccuparci del resto del mondo, se non abbiamo soldi?

Biden voleva mandare altri $24 miliardi in Ucraina, ma dopo l’accordo definitivo siamo scesi a zero. Le lobby guerrafondaie si stracciano le vesti, e promuovono la spesa ucraina alla stregua di un investimento sicuro: spendi il 5% del budget della difesa USA, e distruggi il 50% delle armi russe. Un affare! Il video pubblicitario non mostra neanche una delle centinaia di migliaia di vittime, o dei milioni di feriti e rifugiati: ce lo spacciano come il miglior investimento possibile, chissenefrega di morti e feriti.

Zelenski viene preso dal dubbio: cari americani, mi aiutate fino alla fine, fino alla vittoria e cacciata dell’invasore, vero? Purtroppo per lui la risposta comincia a sbandare: certo che ti aiutiamo, fino a quando serve. La differenza è sostanziale, perché quel “serve” si riferisce agli interessi americani, che non gli stessi di quelli ucraini. Come ho scritto fin dall’inizio dell’invasione (Vincitori e Vinti, fu pronostico facile), gli USA hanno solo guadagnato da questo conflitto: bastonato la Russia militarmente, la Germania e l’Europa economicamente, ed hanno pure contenuto la Cina. Ma se Putin resta al comando, se trattiene parti dell’Ucraina, il nostro Presidente sarà visto come perdente.

Non sorprende quindi, vedere Biden in giro per il mondo a dire a vari paesi che investiamo nelle loro economie, gli portiamo democrazia, ricchi premi e cotillons. Vietnam e Kazakhistan, tradizionalmente poco vicini agli americani, hanno mostrato notevole interesse per i dollari messi sul tavolo. Il ragionamento da risiko ci sta’: apriamo una serie di fronti caldi, dalla Serbia a seguire lungo i confini della Russia fino alla Cina, foraggiamo con soldi e promesse, e continuiamo a fare i padroni del mondo. C’è un solo piccolissimo problema: stampare tutti questi soldi, e lasciare gli americani al tiro della cinghia, non piace agli elettori.

Trump è davanti ai suoi concorrenti in termini di sondaggi, e pure in vantaggio rispetto a Biden. Probabilmente troveranno il modo di metterlo in prigione, per non riaverlo Presidente altri quattro anni a sovvertire l’ordine morale dei neocon delle nostre lobby. I Dem scaldano i motori per sostituire il Presidente attuale, devono solo trovare un candidato che possa fare breccia con la popolazione, ma questo abbattimento da $24 miliardi a $0 del budget per l’Ucraina è un segnale forte per la prossima generazione di politici.

Agli americani interessa innanzitutto vivere decentemente a casa propria, senza immigrati illegali sull’uscio, senza svenarsi per mutui, salute e debito studentesco, e riprendendo la capacità di risparmio, che per il 90% della popolazione è un ricordo. Fino a quando non riusciamo a prenderci cura di noi stessi, specialmente della nuova generazione che è in affanno, a tutti i nostri fratelli che Biden ci dice abbiamo in giro per il mondo (ucraini, uiguri, taiwanesi, etc.), vanno i nostri thoughts & prayers (buone intenzioni e preghiere).

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Zafferano

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In questo numero hanno scritto:

Umberto Pietro Benini (Verona): salesiano, insegnante di diritto e di economia, ricercatore di verità
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro