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Cinquecentomila container in rada

Cinquecentomila container aspettano di essere scaricati nei porti californiani, e da lì distribuiti nel resto degli USA. Per un paese la cui aviazione ha imbarcato 100.000 afgani in meno di un mese, e le cui forze militari fanno della logistica il proprio fiore all’occhiello, un mistero. Come facciamo ad avere navi ancorate al largo, che aspettano tre settimane per entrare in porto? Joe Biden non aveva detto...

... Buy American, Make in America? (compra e produci in USA).

Il costo del container è passato da $5.000 di un anno fa a $20.000, e la difficoltà logistica s’è ormai estesa a tutti i porti del paese, anche sulla costa est. Aziende della distribuzione come Walmart e Target hanno iniziato ad affittare le navi e gestirsi le spedizioni in autonomia, le aziende automobilistiche impoveriscono i loro prodotti per risparmiare sui chip. Intanto i prezzi salgono, e per tutti i prodotti provenienti dalla Cina, dai computer ai giocattoli, le previsioni sono pessimiste. Perché?

Nel 2020 quasi tutti i paesi tranne la Cina sono andati in lockdown, bloccando o rallentando la produzione e sostenendo il reddito di chi era senza lavoro. In America ci siamo accorti tardi che i $600 settimanali alle persone bisognose venivano risparmiati quasi per la metà, quindi la gente ha tirato la cinghia e messo in cascina, facendo contenti fondi, banche e criptovalute. Ora che l’economia ha riaperto e si può finalmente tornare a comprare e spendere, la Cina ride. I cinesi, invece di dare sostegno al reddito, hanno sostenuto le aziende perché continuassero a produrre, pagare i dipendenti, e mettere in magazzino tutta la produzione che non vendevano. Ora che noi vogliamo comprare, loro vendono, goduti come ricci perché hanno il coltello dalla parte del manico.

E Biden dov’è in tutto questo? In tv a vantarsi di essere il primo Presidente a celebrare la giornata degli indigeni e non Colombo, simbolo di colonialismo e sfruttamento dei poveri, a dirci che siamo un paese eccezionale perché impariamo dai nostri errori meglio degli altri. Abbiamo scaffali vuoti nei supermercati, appena rovinato la vita agli afgani, e siamo i migliori? Simpaticone. Piuttosto deve ingraziarsi la parte sinistra del partito, quella che blocca la firma di mille miliardi sulle infrastrutture se il resto dei democratici non firma tremila miliardi per altre iniziative. In pratica, il presidente non sa come fare coi container, come con gli afgani.

La globalizzazione, che fino a prima del virus era vista come un dato di fatto, mostra i suoi problemi. Camionisti, magazzinieri e ciclofattorini (bel nome per rider) non son più disposti ad una vita da schiavi quando la probabilità di prendere l’ascensore sociale è zero. Ed anche aumentando la loro paga, passando in meno di un anno da $10 a $18 all’ora, non funziona senza stabilità e prospettive di crescita affidabili. La Cina ha mostrato il vantaggio di una politica economica che guardi una spanna oltre al naso: era ovvio a tutti che la pandemia non potesse durare a lungo e che i lockdown facciano danni dopo un paio di settimane. Meno ovvio, il fatto che una catena logistica globale impiega mesi per cambiare, come potere leggere qui (https://www.forbes.com/sites/garthfriesen/2021/09/03/no-end-in-sight-for-the-covid-led-global-supply-chain-disruption/?sh=77d9523d3491) ed è meglio non trovarsi col cerino in mano.


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