IL Cameo


Mi rifiuto di diventare concime per un vaso di gerani

Oltre ad averci lavorato e vissuto, in questi ultimi tre lustri ho soggiornato negli Stati Uniti almeno una volta all’anno. Seguivo un mio protocollo di incontri-interviste, sia per sgranchirmi un po' il cervello, sia per capire i trend del futuro.

Ho visto nascere e crescere una setta di impronta liberal-nazi-comunista, articolata in sotto-sette, ognuna con un proprio brand, che usava l’ambiente e i diritti civili di colte minoranze per imporsi politicamente. Clave politico-culturali, di autentici neofascisti in purezza, ormai inseriti nei centri di potere dell’Occidente. Se continua così andranno al potere.

Ci scrissi alcuni libri, ultimamente un Libroincipit (digitare Zafferano.news) dal titolo e contenuto distopico: La Terza Guerra Mondiale di Gordon Comstock. Il cosiddetto “fine vita” è uno dei dogmi della setta. Sul fine vita, avevo dimenticato la filosofia dell’economia circolare: si deve tassativamente arrivare a fine ciclo.

Dopo lo Stato di Washington, e poi Colorado, Oregon, California, anche New York ha autorizzato quella che i colti chiamano “Riduzione naturale organica”, modo elegante per dire “cadaveri umani trasformati in concime”. Al solito gli americani sono stati i primi ad avvalersi di questo modello di business. E’ geniale, e soddisfa tutti. Esultano le pompe funebri: il compostaggio umano a loro costa meno di quello tradizionale, e possono praticare un prezzo superiore, perché, dicono, aggiungono tecnologia.

La procedura prevede di collocare il cadavere in una bara ermetica (tipo i barattoli di marmellata), riempirla di trucioli di legno, erba medica e altri materiali biodegradabili di infimo costo. Un mese in cantina, e il cadavere si trasforma in compostaggio, i famigliari ritirano il sacco di terra del caro estinto, lo possono vendere (c’è già un fiorente mercato!), o tenerselo per l’orto, o se sono benestanti destinarlo ai vasi di gerani.

Entusiasti gli ambientalisti, perché si sono evitati i costi degli energivori forni crematori, le loro ignobili polveri fini, ceneri, etc. etc. Ovvero il tradizionale “inquinamento cadaverico” del terreno. Leggo di una persona importante, molto sensibile, che ha esclamato: “E’ il funerale più green della storia umana!” Ed è scoppiata in un pianto composto, dedicato non al caro estinto, ma a Madre Terra.

Ancora emozionato da questa vicenda lontana (tranquilli, presto sarà da noi!) ho ricevuto l’invito dell’amico don Umberto Benini a partecipare, in qualità di intervistato, a una serata dell’Associazione Genitori Scuole Cattoliche, organizzata dall’Istituto Don Bosco di Verona (vedi locandina). Finalmente un po’ di aria fresca!

Ho trovato fantastico il titolo del convegno “Accumulare un “tesoro” da lasciare in eredità” e il suo svolgimento. Le virgolette di “tesoro” sono fondamentali per declinare il tema. Tema che ho affrontato quando ho compiuto ottant’anni, tenendo presente che sono il primo della famiglia Ruggeri che fa testamento. Da mio nonno Giovanni (dovevo chiamarlo Nonno Stalin, altrimenti non mi rispondeva) ho ricevuto, brevi manu, un paio di scarpe di cuoio grasso e da mio papà l’orologio Zenith, che lui aveva ricevuto da mia mamma, nello scambio dei doni nuziali.

Sarà l’occasione ufficiale per rifiutare, urbi et orbi, la mia collocazione futura in un vaso di gerani, accontentandomi della nuda terra del tempo in cui sono nato. Ritenendo di aver avuto una vita centrata sul rispetto dell’umanità mia e degli altri, penso di aver diritto a un trattamento finale non WEF style.


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