... la tragica figura dei “muselmann”, parola che nel gergo Lagerszpracha dei campi indicava i prigionieri con inedia fino alle ossa già in fase di pre-agonia, i primi ad accogliere i nuovi arrivati, i morti vivi, come fosse un monito.
Il suo è forse l’unico diario uscito dai lager nazisti, uno dei pochi documenti “diretti”, in forma di lettere alla moglie, che siano stati pubblicati sui campi di concentramento. Ciò che colpisce in esso è la sua forza morale e l’intatta capacità della riflessione artistica, anche all’interno di un luogo indicibile. Per sopravvivere infatti Aldo Carpi, conosciuto come pittore, deve esaudire alle varie richieste delle SS che gli chiedono di eseguire delle opere su commissione, alcune stravaganti, come paesi, scene, marine, alle volte addirittura ritratti dal vero. E nel cercar di rimanere vivo, prova anche a “far bene” il pittore sapendosi fortunato perché un tozzo di pane, o qualche biscotto e lo stare al caldo ti tengono in vita.
Commovente è un aneddoto raccontato: quando gli regalano due uova, lui vuole tenerle da parte per fare della tempera all’uovo: l’amico medico polacco che lo ha sempre aiutato gliele sottrae per cucinarle e quando Carpi torna da lui egli gli dice “Vous êtes fou! Vous êtes fou! Hai due uova da mangiare e vuoi usarle per dipingere? Mangiale”. Carpi ce la farà, sopravvivendo grazie alla sua pittura e alla fine della guerra tornerà a Milano, dove verrà proclamato direttore di Brera per acclamazione. Porterà con se un diario in cui la vita del campo viene descritta e disegnata con immagini dolenti e sconvolgenti.
In un anno difficile come quello che si è appena concluso, l’esempio di Aldo Carpi è certamente fonte di ispirazione, almeno lo è stato per me che gli ho dedicato una mostra, un omaggio, per il Giorno della Memoria 2021, con l’aiuto dei professori e degli studenti di Brera. Potete vedere il video qui.