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Il sorriso di zio Joe

L’inaugurazione del nuovo vecchio presidente, lo zio d’America Joe Biden, è stata un successo. Con 25.000 soldati e 5.000 poliziotti pronti a sparare,  i teatranti che erano entrati al Congresso vestiti da bisonte pestando una cinquantina di agenti son rimasti a cuccia. In tutto il Paese, alle prime avvisaglie di proteste la guardia nazionale ha risposto in modo violento e gli sparuti manifestanti son spariti.
Le uniche due note stonate della cerimonia di inaugurazione, simpaticissime, sono state...

... Bernie Sanders ed Elizabeth Warren vestiti da montagnini sportivi: la foto di Bernie sta impazzando sui social media. Biden è ben voluto e rispettato da tutto lo spettro politico, e tocca i tasti giusti con la gente. Ha messo subito in chiaro che licenzierà in tronco qualsiasi collaboratore manchi di rispetto a qualsiasi altro collega, ed ha subito firmato una serie di ordini esecutivi volti a ribaltare le politiche più antipatiche di Trump.

Ha anche tenuto testa a Pelosi e a chi tra i democratici voleva eliminare Trump seduta stante, rimandando a febbraio la procedura di impeachment. E’ ovvio: le priorità assolute sono calmare gli spiriti, smobilizzare millenovecentomiliardi di aiuti e vaccinare il 30% della popolazione nei prossimi tre mesi. Prendersela con Trump adesso bloccherebbe sicuramente i fondi e non farebbe nulla per calmare gli animi, meglio lasciar stare.

Zio Joe punta sul messaggio dei predecessori, da Truman a Kennedy: l’America si contraddistingue per l’ottimismo, l’ingrediente che da coraggio ed immaginazione e fa reiventare le cose, anche nei momenti peggiori. L’attacco al Congresso del 6 gennaio è stato paragonato da molti vecchi a quello giapponese di Pearl Harbor, dai millenial a quello terroristico delle Torri Gemelle.  Poco importa che sia un paragone che ci azzecca come i cavoli a merenda, quello che conta è la retorica patriottica che asfalta le divisioni tra repubblicani e democratici.

La borsa continua a salire, Musk si butta nelle telecomunicazioni, la Ford lancia la sua Mustang elettrica, Fauci torna a sorridere come non faceva da mesi. Zio Joe sorride e riprende dai presidenti prima di lui l’ottimismo per il futuro: l’incrollabile convinzione che si deve e si può costruire un futuro migliore.  Trump ha poco tempo per far partire il partito dei Patrioti, perché tutto il nuovo vecchio presidente vuole guardare avanti e non curarsi più del passato.

Riuscirà Trump a ristabilire un canale di comunicazione diretto coi suoi? Riuscirà ad evitare carcere e fallimento delle sue aziende?  Zio Joe manderà qualcuno a fare il lavoro sporco, lui guarda avanti e sorride.

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Zafferano

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In questo numero hanno scritto:

Giordano Alborghetti (Bergamo): curioso del software libero, musicofilo, amante del mare
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro