Vita d'artista


Kiss me Valentine

Riprendo il tema del bacio perché quest’anno la parte teorica del mio corso a Brera è stata impostata su questo tema. È stata un’analisi a tutto raggio attraverso le opere più iconiche della storia dell’arte, che in qualche modo pone l’attenzione sulle infinite declinazioni dell’amore, ma anche dell’amicizia, come del sacro, che ci è tanto mancata nel periodo del coronavirus, che ha creato, distanza e freddezza tra i corpi. 

Soprattutto i giovani si sono disabituati a esprimersi liberamente con gesti affettuosi e dal tipo di reazione alla mia proposta si intuisce che l’approccio è stato un po’ timido se non riluttante. Alla fine però stanno producendo opere interessanti.

L’idea era quella di indagare una sorta di anatomia del sentimento, un’indagine che nel 2010 fu anche spunto di una mia mostra dal titolo “All’ultimo respiro”, a Torino. Perché qualunque declinazione abbia il bacio è sempre sinonimo di un emozione, di un respiro interrotto, di un batticuore non per forza dettato dalla passione, ma anche dall’affetto, dalla speranza, dalla politica.

E così, muovendoci tra i baci nella storia, il cui primo reperto risale a una statuetta degli “Amanti” di Ain Sakri del 10000 A.C. , e passando dall’erotismo delle pitture murali di Pompei, arriviamo al primo vero imprimatur dato da Giotto del 1303, nel famoso bacio tra i due consorti, Anna e Gioacchino, davanti alla Porta Aurea di Gerusalemme, alla Cappella degli Scrovegni a Padova. Per poi passare ai mitologici “Venere e Cupido” del Bronzino e al sensuale “Ercole ed Onfale” di Boucher, o al delicato “Amore e Psiche” di Canova. Non dimentichiamo poi il Bacio di Hayez, libello del Risorgimento, che si può vedere gratuitamente dal Caffè Fernanda, alla Pinacoteca di Brera. Ma vi son anche baciamani e pure i santi baci ai piedi, o i baci della morte.

Il Novecento, oltre ad averci regalato i primi turbamenti al cinematografo (vi ricordate l’ultima scena di Nuovo Cinema Paradiso, di Tornatore?) , è terra di sperimentazione in arte: con Klimt che avvolge i due amanti di oro e colori, Munch che li fonde letteralmente nella pittura e Magritte che li separa da un velo di incomunicabilità. Fino ad arrivare alle performance: quella di Vito Acconci, “Kiss Off” del 1971, nella quale dopo essersi messo il rossetto e aver baciato alcune parti del suo corpo, si strofina sulla pietra litografica, utilizzando il corpo come se fosse una matrice; oppure quella di Marina Abramovic e Ulay, che in “Breathing in/ breathing out” del 1977, dove i due artisti si scambiano i respiri tramite le loro bocche per minuti, svenendo poi per mancanza di ossigeno. Insomma il bacio, per quanto sfuggente, rimane un topos della storia dell’arte di ogni tempo.

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In questo numero hanno scritto:

Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Giovanni Maddalena (Termoli): filosofo del pragmatismo, della comunicazioni, delle libertà. E, ovviamente, granata
Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro

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dicembre 2023