Pensieri e pensatori in libertà


Coraggio e verità

“Ci vuole coraggio per amare la verità. Questo è uno dei motivi per cui la verità è poco amata”, diceva il teologo Henri de Lubac in un libro intitolato Nuovi paradossi. Non penso ci sia frase migliore per far gli auguri di compleanno (5 anni) a Zafferano.news nato dall’idea di Riccardo Ruggeri e portato avanti, con questo spirito – verità e gratuità –, da tutta la sua squadra.

Tanti sono i modi di intendere il vero, ma in tutte le accezioni – corrispondentiste, consequenzialiste, coerentiste, oliste, deflazioniste ecc. – esso significa sempre qualcosa di diverso dalla pura affermazione di me stesso e dei miei pensieri. Non vorrei soffermarmi qui su queste spiegazioni, interpretazioni e giustificazioni filosofiche, ma sottolineare invece il centro del paradosso di De Lubac: la necessità del coraggio.

Perché ci dovrebbe volere coraggio per una cosa semplice come l’affermazione dello stato dei fatti, delle questioni, delle idee o, persino delle immaginazioni? Il mio solito C.S. Peirce, filosofo e matematico americano, diceva che questa semplicissima operazione dell’affermazione del vero è la forza più potente e presente nel mondo. Per fare un esempio, sottolineava che quando si va ad aprire la finestra per la verità che l’aria viziata in sala è malsana, “uno sforzo fisico viene portato nell’esistenza per l’efficacia di una verità generale che non si vede, non si tocca e non si sente”. Capiamo così che “le idee di giustizia e verità sono, nonostante l’iniquità del mondo, le forze più potenti che lo muovono”.

La forza potente della verità, però, è inefficace senza di noi, ha bisogno del nostro contributo, non agisce da sola. Ha bisogno dell’azione del cuore, il coraggio, e quest’ultimo ha almeno due caratteristiche. La prima, già accennata, è l’uscire da sé, dal proprio giro di convinzioni e pensieri. Solo così, la verità può essere affermata, solo perdendo per un secondo il controllo e l’ossessione di se stessi. In un libro acuto, Il grande divorzio, C.S. Lewis rappresenta questo paradosso attraverso l’arrivo delle anime nell’aldilà. Esse vengono accolte da angeli cattivi che cercano di spaventarle in ogni modo. Quando esse si spaventano e gridano aiuto vengono portate in Paradiso. Quando invece riescono a conservarsi impassibili e si difendono o giustificano, finiscono all’inferno della loro stessa solitudine.

La seconda caratteristica è che per affermare il vero bisogna essere convinti. Senza con-vinzione – l’essere sopraffatti da argomenti e prove – c’è solo un’affermazione formale del vero e, altro paradosso, un’affermazione formale alla fine coincide con il falso. Lo si dice perché lo si deve dire, ma non si è “sopraffatti”, “vinti”. Così si sta sempre ancora affermando solo i propri pensieri e, direbbe Lewis, ci si condanna all’inferno di sé stessi.

Certo, il coraggio, come spiegava Manzoni, se uno non ce l’ha, non se lo può dare. Per questo, la grande colpa di tutti noi quando manchiamo di coraggio non è la paura o la vigliaccheria che ci spinge a non affermare il vero, ma la mancanza di quel minimo di libertà per cui almeno si può gridare aiuto, cercare qualcuno che quel coraggio ce l’abbia. È così che è nato e continua a vivere anche Zafferano.news: con il gusto di trovare amici che abbiano a cuore il vero. Insieme è più facile avere coraggio.

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In questo numero hanno scritto:

Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Giovanni Maddalena (Termoli): filosofo del pragmatismo, della comunicazioni, delle libertà. E, ovviamente, granata
Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro