Passaggio a nordest


Il radicchio di Treviso. Re Spadone delle tavole invernali

E’ indubbiamente tra i protagonisti dell’inverno a tavola. Qualcuno lo chiama Re Spadone, ovvero il radicchio di Treviso. Una bella storia legata a quella civiltà rurale di un tempo in cui non si buttava via niente.

Sulla sua origine sono fiorite diverse leggende. Secondo alcuni i suoi semi vennero deposti da uccelli migratori (si escludono le cicogne) sul campanile di Dosson, pochi chilometri da Treviso, considerata la sua patria elettiva. Qui, poi, delle gracili piantine si presero cura i fraticelli di un vicino convento che ne diffusero la coltura. Sembra più probabile invece che, di questa cicoria invernale, i rurali del tempo ne facessero adeguata scorta anche dopo la stagione del raccolto. Protetta nel calduccio della stalla, ricoperta da un telone che la preservasse dalla luce.

Fu così che, casualmente, scoprirono come, a distanza di settimane, disboscandone il fogliame esterno, pulsasse all’interno un prelibato cuore rosso, dalle foglie croccanti e un lieve retrogusto amarognolo. La tecnica è stata poi messa a punto con una disciplinare dedicata che lo ha reso ricercato prodotto di pregio. Il tutto con un plus del territorio, ovvero le acque sorgive, ricche di minerali, abbeverandosi alle quali le radici spadone danno il meglio di sé una volta congedate dal campo, come ha ben raccontato Bepo Maffioli. “Il radicchio di Treviso è l’estremo dono della terra quando l’autunno si assopisce nell’inverno”.

Una delicatezza declinata a tutto menù con gli abbinamenti più svariati. Quello elettivo con il risotto, ma per pochi prodotti dell’orto sono stati scritti interi ricettari come per questa cicoria “piovuta dall’alto”. Ci sta brasato, ma pure abbinato con il pesce o le carni e vuoi mai al dessert, sotto forma di crostate, marmellate e pure gelati. Oltre a circuiti mirati di degustazione, il CocoRadicchio e i Ristoratori del radicchio, a lui è dedicato un evento, il “Radicchio d’oro”, che, dal 1999, premia importanti testimonial di respiro nazionale in diversi settori. Nominati sul campo suoi ambasciatori. Si va dall’impresa (Giovanni Rana), alla cultura (Philippe D’Averio), passando per il giornalismo (Toni Capuozzo), sport (Luca Cordero di Montezemolo), enogastronomia (Arrigo Cipriani). La sua livrea bianca, dalle intriganti sfumature rubre, è considerata mise ideale per accompagnare pure le belle di Miss Italia. Un collaudato gemellaggio, iniziato nel 2001, che vede sfilare in un’ideale passerella di gusto e bellezza la migliore gioventù italica con questo intrigante frutto della terra.

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In questo numero hanno scritto:

Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro
Giancarlo Saran (Castelfranco Veneto): medico dentista per scelta, giornalista per vocazione
Roberto Zangrandi (Bruxelles): lobbista