IL Digitale


Schiavi 4.0

La cronaca riporta spesso casi drammatici di sfruttamento dei lavoratori, e maggior eco hanno quelli che succedono in multinazionali come Amazon. Poco tempo fa in USA un magazziniere ha sofferto un infarto ed il ritardato soccorso ha compromesso il salvataggio.

The Guardian ne fa un esempio emblematico in https://www.theguardian.com/technology/2019/oct/17/amazon-warehouse-worker-deaths spiegando come i lavoratori vengano costretti a ritmi incessanti, mentre il gran capo guadagna in un’ora quello che loro guadagnerebbero lavorando 24 ore al giorno per 70 anni di seguito.

Quando parliamo di CEO Capitalism su Zafferano.news, mettiamo in risalto gli aspetti etici di un capitalismo spinto alla massimizzazione del valore degli azionisti. E’ moralmente ingiusto, specie considerando il progresso dell’umanità dalla costruzione delle piramidi d’Egitto ad oggi, ritrovare gli schiavi che abbiam conosciuto solo al cinema, da Ben-Hur a Fantozzi.

L’aspetto legale purtroppo favorisce questo sistema di sfruttamento: da paese a paese cambiano le norme sulla tutela dei lavoratori, sulla sicurezza, sulla privacy, sulla fiscalità, ed è relativamente facile per le aziende più grandi andare a sfruttare questo o quel paese dove le norme sono ancora un tantino lasche se non proprio improntate a Caligola. La globalizzazione però è un fenomeno sistemico, e la forte crescita di paesi come la Cina sta rallentando, mentre i loro millennial e Gen Z si rendono conto che il futuro è molto meno roseo di quanto i grandi gli abbiano detto. Una volta che anche i giovani di Banglasdesh e Mozambico si rendano conto della fregatura, questo neo-colonialismo si spegne.

Da un punto di vista di logica tuttavia, non è assolutamente detto che la trasformazione digitale e la crescita di produttività derivante da automazione, robotica ed intelligenza artificiale, debbano essere usati per sostituire i lavoratori o sfruttarli come schiavi 4.0. Come ben spiegato da Erik Brynjolfsson del MIT di Boston in https://www.youtube.com/watch?v=ikddAAPrwKQ&feature=youtu.be questa innovazione deve essere mirata all’integrazione con la persona. Dai casi biomedicali dove il digitale viene usato per curare o migliorare le prestazioni del nostro corpo, a quelli del commercio dove la smaterializzazione dei prodotti fisici ci aiuta nella salvaguardia dell’ambiente, fino al mondo del lavoro dove sono i robot i veri schiavi 4.0, logica vuole che l’innovazione tecnologica serva per migliorare la nostra condizione su questa terra.

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In questo numero hanno scritto:

Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro
Giancarlo Saran (Castelfranco Veneto): medico dentista per scelta, giornalista per vocazione
Roberto Zangrandi (Bruxelles): lobbista