Musica in parole


Il respiro del violino

Immaginate Antonio Stradivari in un bosco, in una giornata autunnale di fine Seicento, mentre appoggia la schiena a un tronco d’albero e sentendone la vibrazione dice «è lui», già pensando al suono del violino che verrà.

Racconti come questo aleggiano intorno alla figura del maestro liutaio per eccellenza ma non sono troppo lontani dal vero. Sappiamo che Stradivari andava in Val di Fiemme alla ricerca del legno “buono” per i suoi strumenti, cioè tronchi di abete rosso che avessero in sé armonici di risonanza, per individuare i quali davvero il modo migliore è riuscire a sentire se il tronco vibra. Legni che possono diventare strumenti preziosi solo se tagliati in autunno e con la luna calante, condizione che mantiene al meglio le pregiate caratteristiche.

Insomma il respiro degli strumenti ad arco lo si trova nel bosco di Paneveggio, detto “il bosco che suona”: mi riferisco alla foresta di alberi secolari del Trentino devastata da una bufera a fine ottobre 2018.
Questa la zona di riferimento del legno di due strumenti dal valore inestimabile. Uno è il violino più famoso al mondo: del 1743, è il capolavoro di Giuseppe Guarneri del Gesù ed è stato il violino prediletto di Niccolò Paganini, che lo ha denominato “Cannone” per la potenza di suono. Suonato ogni tanto dai più famosi violinisti, è conservato a Genova.
L’altro è uno Stradivari del 1716, il “Messiah”: la custodia gelosa di Stradivari che non lo mise mai in vendita, ė il primo atto di una particolare storia che vide questo violino passare da un proprietario all’altro ma tutti fedeli alla consegna di non farlo suonare, se non da pochissimi e per pochi momenti, come potè fare Albert Einstein. Considerato il “violino perfetto” è stato mantenuto “in silenzio” per non compromettere lo stato di eccezionale conservazione che ancora ha. Scampato ai bombardamenti della Seconda Guerra perché trasferito nel 1939 da Londra a Oxford, nel 2016 è tornato a Cremona per un periodo di esposizione e per permettere ad alcuni esperti dell’Università di Pavia di condurre approfondite analisi ma, senza toccarlo.

Altra buona notizia per Cremona e per tutti, è di qualche mese fa: parte del pregiato legno di risonanza travolto dalla bufera in Val di Fiemme è recuperabile e in gran quantità sarà utilizzato dalla Scuola internazionale di liuteria “Antonio Stradivari”.
Pochi giorni dopo il disastro, come si racconta in un bellissimo video ( https://youtu.be/kN2R82tEN64 ) «una pattuglia di violoncelli guidata da Mario Brunello è entrata in dialogo con gli alberi rimasti e i resti di quelli divelti».
L’esecuzione dell’Aria sulla quarta corda di Bach come preghiera di buon auspicio per la rinascita della preziosa foresta.

© Riproduzione riservata.
Zafferano

Zafferano è un settimanale on line.

Se ti abboni ogni sabato riceverai Zafferano via mail.
L'abbonamento è gratuito (e lo sarà sempre).

In questo numero hanno scritto:

Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro
Giancarlo Saran (Castelfranco Veneto): medico dentista per scelta, giornalista per vocazione
Roberto Zangrandi (Bruxelles): lobbista