I Ciardi, in realtà, sono originari di Venezia, ma la loro poetica ha dipinto un Veneto ritratto in ogni sua bellezza: dalla laguna, alla campagna, per risalire sino alle alte cime delle dolomiti. A Refrontolo, due vigne più in là di Conegliano, ha vissuto a lungo Emma, donna di serenissimo talento, the venetian lady artist, per i suoi estimatori londinesi, oppure mademoiselle Ciardì, all’ombra della Tour Eiffel. Aggirarsi per le sale di Palazzo Sarcinelli regala autentiche emozioni, sia per le suggestioni che regalano le diverse opere dei Ciardi, sia per apprezzarne un talento che, pur nell’impronta di famiglia, ha saputo differenziarsi con eclettica ispirazione.
Si può iniziare con Guglielmo, il fondatore, che vi accoglie all’entrata, ritratto dall’amico e collega Egisto Lancerotto, intento a dar vita e colore alla sua tavolozza sotto un ombrello bianco, en plein air, perché era solo così che si potevano cogliere le mille sfumature di luci e colori della natura, in particolare quella lungo le rive del Sile, ad un tiro di remi da Treviso, oppure lassù sulle Dolomiti, da Sappada all’altopiano di Asiago, passando per il monte Grappa.
Non è un caso che Guglielmo fosse molto affine a Giovanni Segantini, che però era svizzero. Docente all’Accademia di Belle Arti nonché tra coloro che dettero vita alla Biennale lagunare. Pennello fondatore di una dinastia familiare che fece di tutto per indirizzare il figlio Beppe verso altri lidi, ovvero gli studi di scienze naturali, ma non vi fu nulla da fare. Quando il talento è nel dna, riemerge, ca va sans dire.
Che dire della Venezia insolita raccontata da Beppe, quella lontano dai riflettori e poco conosciuta, tra le calli o le isole della laguna, con protagonisti gente umile, ma solida nella sua dignità dei lavori più modesti. Mentre Guglielmo esaltava la bellezza della natura, con le figure in secondo piano, Beppe attivò un processo di zoom, rendendo la figura umana protagonista, in armonia o antitesi al paesaggio.
E poi Emma, una abituata a girare per i giardini di quel favoloso mondo settecentesco che sa di Villa Pisani, a Stra, come del Giardino dei Boboli, a Firenze. Le sue figure di donne immaginifiche, di voluttuosa seduzione all’occhio, sono tratteggiate con mano sapiente, quasi complice. Un trittico familiare invitato alle maggiori esposizioni del tempo, Stati Uniti compresi, con tanto di sala a loro dedicata in esclusiva. Un palmares tanto ricco, quanto ancora misconosciuto, ai più.
Una storia, mille storie. A Conegliano, Palazzo Sarcinelli, sino al 23 giugno.