Torniamo alla notifica, scopro di essere stato taggato in un tweet, centoquaranta caratteri che recitano così: “Prima di parlare bisogna saper ascoltare. Una semplice banalità che però nell’era digitale sembra venir meno”.
Nell’era digitale gli strumenti che hanno stravolto il paradigma della comunicazione, e le modalità di comunicative, sono stati i social network e le varie applicazioni che ne sono derivate. Nel giro di pochi anni la loro pervasività e la facilità d’utilizzo ha fatto sì che siano diventati lo spazio nel quale esprimiamo la nostre emozioni, sviluppiamo le nostre relazioni, ci informiamo e lavoriamo. Ognuno di noi quando vuole e dove vuole ha la possibilità di condividere il proprio pensiero con un numero potenzialmente infinito di utenti. Ma siamo sicuri che sia una semplice banalità quella richiamata nel tweet?
Non lo è, anzi purtroppo l’immediato accesso e la facilità d’utilizzo uniti alla vanità di aver sempre un parere su qualsiasi argomento ha giocato a discapito dell’assunto elementare prima ascolto e poi parlo. Alcuni social network sono diventati delle arene digitali dove gli utenti si trasformano in veri e propri gladiatori in formato 2.0 e a suon di commenti e si sfidano a chi la spara più grossa, all’insulto più veloce. Basta fermarsi un attimo per scoprire come un post si possa trasformare in un Colosseo digitale. Tutti parlano e in pochi ascoltano.
Questa situazione va a discapito di un elemento ulteriore: il contenuto. Elemento che fornisce significato e valore a ciò che vogliamo comunicare. Perché comunicare significa condividere con altri qualcosa, e quel qualcosa deve essere in grado di portare un valore aggiunto per chi ascolta, in caso contrario è solamente una perdita di tempo.
E allora ciò che fa la differenza non è lo strumento, bensì la consapevolezza di chi lo utilizza. Nell’essere consci che si può essere costruttori di valore da condividere oppure no. Foto, post, link sono solamente degli strumenti. Sono le persone che grazie al loro intelletto, alle loro conoscenze sono generatrici di spunti o idee che potenzialmente potrebbero fare la differenza.
Cari millenials, e se fosse il momento di assumersi la responsabilità di iniziare a fare la differenza?