Musica in parole


Mettersi all’opera

“Avevo sette anni e per Natale mi aspettavo un trenino, invece ricevetti un violino e capii che il mio destino era segnato”: questo il primo approccio allo studio della musica di Riccardo Muti, da lui stesso raccontato ai giovani radunati al Conservatorio di Torino (che ha organizzato l’incontro a fine novembre). 

Il Maestro ha però ammesso di essere stato poi riconoscente al padre che con quel regalo intendeva avvicinarlo alla musica, convinto com’era che avere una cultura musicale sarebbe stato un arricchimento della vita di tutti i suoi figli.

Con i giovani che gremivano la sala, Muti non si è risparmiato ritornando sul palco a incontro concluso, per parlare ancora con gli studenti del Conservatorio - che proprio non se ne volevano andare - infarcendo ogni sua frase di incoraggiamenti ai ragazzi affinché si facciano portabandiera della musica, della loro professione e della tradizione musicale italiana.

A Torino il mese scorso per dirigere un’edizione di grande successo del “Don Giovanni” di Mozart, il Maestro ha tenuto a dire che i giovani che han riempito il Teatro Regio per l’anteprima under 30 “han seguito l’opera con passione, attenzione e intelligenza”, ma ovviamente il celebre direttore d’orchestra sa che in generale avvicinare Millennials e Gen Z alla lirica (e alla classica) è oggi una bella sfida, per la quale bisogna mettersi all’opera e trovare gli strumenti adeguati.

C’è giusto aria di Arie d’opera in questo periodo e dopo il “Don Giovanni” torinese e l’inaugurazione alla Scala della nuova Stagione - con iniziative per tutte le età - molti teatri italiani han svelato i programmi del 2023 iniziando le campagne di promozione. Saranno efficaci per avere buoni risultati di pubblico? E attirare i giovani?

Instagram è ormai usuale mezzo di comunicazione dei teatri e la Scala si racconta con successo anche su TikTok; l’argomento è complesso e i social da soli non possono certo risolvere una crisi che è prima di tutto culturale - come ha sottolineato con forza Muti - ma intanto così molti più ragazzi ricevono qualche informazione in modo agile e accattivante su un mondo musicale spesso sconosciuto e quasi sempre ritenuto superato e noioso.

Pensare che nei secoli passati frequentare i teatri lirici era esperienza vissuta come occasione vivacissima di incontro, socializzazione e momenti pop fatti di chiacchiere, un po’ di gossip e un bicchiere ristoratore anche mentre in scena lo spettacolo procedeva.

Sul palco dell’opera si raccontano storie sempre attuali: quella di Don Giovanni ad esempio che, detto in due parole, è un seduttore seriale che inganna, abusa, uccide e non si pente. Mozart lo punisce e lo spedisce all’inferno con la forza e le fiammate della sua musica. Da sentire e da far conoscere alle nuove generazioni alle quali anche il Maestro Muti guarda e su cui vuol fare affidamento.


© Riproduzione riservata.
Zafferano

Zafferano è un settimanale on line.

Se ti abboni ogni sabato riceverai Zafferano via mail.
L'abbonamento è gratuito (e lo sarà sempre).

In questo numero hanno scritto:

Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro
Umberto Pietro Benini (Verona): salesiano, insegnante di diritto e di economia, ricercatore di verità
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Alessandro Cesare Frontoni (Piacenza): 20something years-old, aspirante poeta, in fuga da una realtà troppo spesso pop