Musica in parole


Il conforto del football

“Una grande tristezza comincia a impossessarsi della mia persona… a Leningrado non cessa di piovere, ormai è autunno. Fra poco finirà la stagione calcistica e ci aspetta un lungo inverno senza pallone". È il 1940 e Dmitrij Šostakovič, che amò il calcio in modo esagerato, così scriveva a un amico.

Chissà se il grande Maestro del Novecento russo sarebbe stato contento oggi di un campionato del mondo a fine autunno, lui che sosteneva “...le partite di calcio internazionali bisogna organizzarle in modo da non ostacolare assolutamente il campionato nazionale”.

Tifoso dello Zenit, nulla sfuggiva al musicista di quanto succedeva sui campi da calcio dell’URSS, competentissimo e ammaliato da uno sport che definiva “il balletto delle masse”; accettò quindi con entusiasmo di musicare il libretto di Ivanovskij “Dinamiade” (protagonista della storia, la Dinamo Mosca) per il balletto “L’età dell’oro” (Leningrado 1930).

La surreale trama racconta una trasferta europea della Dinamo: in una nazione occidentale (immaginaria) i calciatori sovietici alla fine battono gli avversari ma anche stringono alleanza con la classe operaia del luogo per opporsi al capitalismo e rovesciare la borghesia, nel racconto descritta decadente e corrotta.

La musica composta da Šostakovič si può leggere come una caricatura della cultura occidentale; si susseguono ritmi jazz, tango, polka, can-can e il Maestro inserì “Tahiti trot”, la sua orchestrazione del celebre “Tea for two” (che trovate qui).

L’opera conquistò il pubblico russo ma non la critica. Erano gli anni in cui si andava imponendo il realismo sovietico come unica forma d'arte legittima; il vento era cambiato, coreografia e musica del balletto tacciate di essere troppo occidentali; le rappresentazioni furono proibite.

Da allora, gelo e disgelo tra Šostakovič e la nomenclatura sovietica fu anch’esso un balletto che continuò per tutta la tormentata vita del musicista; quale fosse la sua reale posizione e il significato profondo della sua musica sono oggetto di interesse e studi ancora oggi.

Scrisse comunque molti capolavori e intanto si rifugiava nel football, come ha spiegato il figlio Maxim Šostakovič, direttore d'orchestra: “Negli anni difficili, il calcio è diventato una grande fonte di conforto... ad aiutarlo a superare la persecuzione alla fine degli anni '40, quando alcune forze cercarono di distruggerlo e fu licenziato dal conservatorio…”

“L’età dell’oro”, che Šostakovič definiva il suo “football ballet”, venne poi riproposto su libretti diversi dagli anni Ottanta e spesso eseguito in forma di suite orchestrale, come l’assaggio che vi lascio qui.


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Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
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