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Cosa fare con l’Ucraina?

Il Presidente ha annunciato altri $37 miliardi di dollari a favore dell’Ucraina, giusto un giorno prima di confermare che i Repubblicani han conquistato la Camera, ed ora iniziano ad investigare il ruolo che lui, figlio e sodali hanno avuto ed hanno nella gestione di questi ingenti finanziamenti. 

Finora lo scandalo di Hunter Biden, il bravissimo figlio meritevole di $50.000 al mese dall’azienda ucraina del gas visto che non conosce né lingua, né settore industriale né nulla se non papi, era stato bloccato con l’incredibile scusa che fosse una messinscena russa. Con quest’ultimo stanziamento arriviamo sui $100 miliardi, cifra che da quanto vediamo succedere sul campo ha probabilmente foraggiato le tasche degli amici, oltre ad aiutare i fratelli ucraini. I numeri di questa guerra sono interessanti (fonti ONU e USAF):

• 10 milioni di ucraini hanno lasciato il paese nei dieci anni precedenti la guerra, segno di un paese che invogliava a partire per lidi migliori prima della guerra.

• Dall’inizio dell’invasione otto milioni sono scappati dal paese: cinque in Europa e tre in Russia. Altri sette milioni si son trasferiti in altre città ucraine meno impattate dalle battaglie. In pratica 15 milioni di ucraini hanno lasciato casa, ed altri 10 si apprestano farlo a breve perché senza luce, acqua ne gas.

• Dalla Russia almeno 500.000 maschi son partiti per evitare di andare in guerra, stanno tra Georgia, Kazakistan, Turchia, Tailandia, Dubai, e qualcuno è pure arrivato da noi in America come rifugiato politico.

• 100.000 soldati russi ed altrettanti ucraini sono morti negli scontri, un bilancio veramente pesante. Duecentomila sono gli abitanti di Padova, o Prato, per intenderci.

• I civili ucraini contano 7.000 vittime (la Procura ucraina dice 8.400), segno che tutto sommato le battaglie son state combattute per distruggere avversario ed infrastrutture, meno aggressive sulla popolazione.

• Sempre valida la stima di circa $750 miliardi per ricostruire un paese in cui il 50% delle infrastrutture e delle fabbriche è distrutto, milioni di ettari di coltivazioni e boschi sono bruciati.

Poteva andar peggio? No. Lo sforzo di pacificazione ancora oggi sta a zero: un paese che fino a dieci anni fa contava 50 milioni oggi ne ha la metà, il 20% del territorio è in mano russa, ed andiamo spediti verso il deserto dei Tartari. Occorre ricordare quanto scritto all’inizio del conflitto, che vede nel 2014. E nel lavoro di John Mearsheimer, lo spunto per capire dove andiamo. Putin non vuole l’Ucraina nella Nato: non la vuole annettere alla Grande Madre Russia come ci racconta Biden, ma è pronto ad asfaltarla per evitare che si schieri.

Qualcuno pensa di andare a chiedere $750 miliardi a Putin per rifare l’Ucraina nuova di zecca? Di Putin stupisce la mancanza di remore nel mandare a morire 100.000 ragazzi, e se 500.000 russi son scappati è perché sanno di non aver scampo col loro Zar: se restano ed accettano di andare al fronte, finiscono per concimare campi di girasoli ucraini.

Cosa fare quindi con l’Ucraina? L’America può esser contenta di aver raggiunto uno dei suoi due obiettivi, ossia il pieno controllo dell’Europa e riconduzione all’ovile della Germania. Adesso è ora di chiedere a Putin di ritirarsi ed evitare di mettere la targa Nato sull’Ucraina, altrimenti del paese non resterà molto, e delle nostre economie, ancora meno.


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Zafferano

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In questo numero hanno scritto:

Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro
Umberto Pietro Benini (Verona): salesiano, insegnante di diritto e di economia, ricercatore di verità
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Alessandro Cesare Frontoni (Piacenza): 20something years-old, aspirante poeta, in fuga da una realtà troppo spesso pop