Musica in parole


Diavolo di un violinista!

Ha iniziato lo studio della musica a quattro anni, a undici ha ricevuto il suo primo violino Stradivari e a tredici ha firmato un contratto con la Deutsche Grammophon. 

Lasciata la Germania ha finito gli studi alla Juilliard School di New York e da giovane prodigio del violino ha ricevuto grandi elogi da musicisti come Yehudi Menuhin, Zubin Mehta, Daniel Barenboim.

Un inizio travolgente che fa pensare a una carriera strepitosa nell’ambito della musica classica e invece no, per David Garrett non era abbastanza o per lo meno, sin da ragazzino il violinista ha sempre cercato anche altro dal suo strumento. È un virtuoso a suo agio con Mozart e Paganini ma imbraccia l’archetto volentieri per suonare i Metallica e i Coldplay.

È così che è diventato una star mondiale del crossover, con milioni di fan di cui una fetta acquisita col film “Il violinista del diavolo” (2013) in cui ha interpretato, come attore e violinista la figura di Paganini.

A novembre uscirà il suo album “Iconic” per Deutsche Grammophon, col quale torna alla sua formazione classica e omaggia i leggendari violinisti del 20° secolo, quelli che Garrett chiama “i miei eroi”, Menuhin in testa. A suonare con lui altri artisti tra cui il suo insegnante della Juilliard, il grande Itzhak Perlman. Belli e noti a tutti i brani, scelti perché suonati regolarmente in concerto dai Maestri del recente passato. “Pezzi come questi hanno plasmato il mio pensiero musicale…parlano davvero al cuore”.

Ora il violinista è in Italia per le tappe previste dal suo Alive Tour 2022; sarà sul palco un po’ da musicista classico e un po’ no. Quel che piace a Garrett è proprio un intruglio musicale dai tanti ingredienti; così in scaletta sappiamo esserci tra l’altro il tema de “La bella e la bestia”, “Thriller” di Jackson, “Bella Ciao” ma anche Mozart e la “Danza dei Cavalieri” di Prokofiev.

Quando gli chiedono perché il crossover risponde: “non c’è motivo di scegliere e di limitarsi”.

Infatti, perché dovrebbe?

Ecco quindi il video  che lo racconta quattordicenne in concerto e quello che lo vede diabolico Paganini per il cinema. Qui invece dopo “la cura” pop rock.


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