Musica in parole


Paolo Conte: il Mi bemolle è celeste pallido

Il Fa è rosso e il Do invece un bianco sporco. Ha colorato così la tastiera del suo immaginario Paolo Conte, rivolgendosi tempo addietro agli studenti al Conservatorio di Torino: «ogni tonalità ha un colore specifico, musicalmente io ho una tavolozza precisa».

Anni fa il Maestro accettò di curare il soundtrack per un corto d’animazione, Le delizie del Re, composto ed eseguito dai nostri allievi con la sua supervisione artistica. (Progetto del Conservatorio per La Venaria Reale).
Quando pensai di coinvolgere Paolo avevo in mente le meravigliose canzoni d’autore ma anche la raffinata colonna sonora da lui scritta per il film d’animazione La freccia azzurra.
Nonostante “le spie” consultate, non ero certa di come avrebbe accolto la proposta. Paolo Conte è uomo riservato, dai progetti concreti, e poteva non interessargli avvicinare il mondo accademico; bisognava giocarsela bene. Lo incontrai a Roma al Sistina, in un pomeriggio di prove. Sul palco i suoi musicisti (tra cui ho colleghi amici) e lui al pianoforte; in platea io, unica spettatrice. Una vera chicca.
Capii subito che il pianeta giovani lo intrigava e che mentre io parlavo accarezzava l‘idea di stare in mezzo ai ragazzi, musicisti in formazione. È iniziata così una collaborazione molto generosa da parte sua.

In un’intervista a Repubblica due anni fa, Conte ha sostenuto di non aver mai insegnato niente a nessuno, ma io mi permetto di smentire; per gli studenti che l’hanno seguito, i suoi suggerimenti sono stati preziosi: non solo musica applicata ma continui richiami alla classica, al jazz, alla composizione strumentale; non a caso nel 2016 esce Amazing Game, bellissimo album per soli strumenti, amore antico del Maestro, già affiorato in brani precedenti; proprio sul palco del Conservatorio ricordo un suo gioiellino per pianoforte solo, Largo Sonata o.r.

Concludo con una nota gustosa detta da Conte a un gruppo di studenti quando, discorrendo di sonorità, aveva piazzato un paragone curioso che suonava così: «Le voci di due strumenti che non si apparecchiano tra loro, se messe insieme possono formare un “terzo suono” interessante, simile a quel “terzo gusto” che si crea mangiando marmellata di arance accompagnata da champagne bevuto da una tazza da caffellatte, e mi raccomando, fatelo in cucina».
Poesia del quotidiano, come quella di tante sue musiche. Alcune in questo periodo le stiamo assaporando tutti, attesissime, in tv.

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In questo numero hanno scritto:

Filippo Baggiani (Torino): commerciale settore moda, scrittore allo stato quantico
Umberto Pietro Benini (Verona): salesiano, insegnante di diritto e di economia, ricercatore di verità
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Tommy Cappellini (Lugano): lavora nella “cultura”, soffre di acufene, ama la foresta russa
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro