Chiacchiere


Se nessuno tocca Caino

Devon, Inghilterra, 20 agosto 2019, all’Home Park di Plymouth è in programma il match fra i padroni di casa e il Salford City, valevole per la quarta giornata della Football League Two, nota anche come Sky Bet League 2, per ragioni di sponsorizzazione ovviamente, roba che avrebbe fatto accapponare la pelle a chiunque solo fino a qualche anno fa, ma che ora ci suona quasi normale.

D’altra parte oggigiorno accettiamo praticamente di tutto, anche di farci scippare da Sky e vederci rivenduti a prezzo maggiorato gli stessi servizi appena scippati, con un’operazione chiamata beffardamente “servizio dedicato”. In pratica è come quando ti rubano la bici e la ritrovi riverniciata al Balon il sabato mattina; se la rivuoi devi pagare. E accettiamo anche l’operazione di Dazn, nata e sbandierata come una stream TV, che sbarca con nonchalance e senza vergogna sulla piattaforma satellitare Sky. Una diavoleria degna di Enimont, ma senza processo.

Comunque, il 20 agosto 2019 ero a Plymouth. Orde di tifosi festanti e intinti di birra si recavano alla partita. Il Plymouth Argyle veleggia non esattamente con il vento in poppa intorno a metà classifica di quella che possiamo anche chiamare Sky Bet League 2 ma che in realtà è l’equivalente della nostra C2, niente di più; quando gioca in casa però il Plymouth Argyle fa una media di quasi 11.000 spettatori a partita. Nel Regno Unito sono riusciti a eliminare praticamente del tutto il problema Hooligans e a debellare ogni forma di razzismo negli stadi, semplicemente adottando provvedimenti duri ma di buon senso, pur tollerando un consumo di birra che passa da litri a ettolitri, in rapida e disinvolta escalation. Tanto per dire nel settore ospiti di San Siro si vende solo birra analcolica, mentre nello stesso momento nella curva nerazzurra si fanno saluti romani, si spaccia qualsiasi cosa (nonostante comprenda la pulsione verso l’assunzione di narcotici durante certe partite dell’Inter, lo spaccio non dovrebbe essere consentito) e si espongono croci nazi.

Dzeko soltanto qualche giorno ha sollevato il problema in maniera molto semplice e diretta. Gli ultimi arresti dei capi ultrà della Juve però ci dicono che il problema del razzismo nelle curve degli stadi d’Italia è più uno strumento di ricatto che un’ideologia, un’arma bella e buona utilizzata per intimidire società e altri tifosi, ottenere favori, far proliferare malavita e criminalità.
Qui serve una rivoluzione culturale su larga scala, serve cambiare mentalità per cambiare passo, serve tutto quello che apparentemente in Italia in questo momento è molto scomodo da fare. Ne saremo capaci?

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In questo numero hanno scritto:

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Umberto Pietro Benini (Verona): salesiano, insegnante di diritto e di economia, ricercatore di verità
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Tommy Cappellini (Lugano): lavora nella “cultura”, soffre di acufene, ama la foresta russa
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Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro