Nel momento topico del racconto, Tom Cruise - sulle note di Strangers in the Night - è ricondotto nel salone in cui molte persone incappucciate e mascherate lo attendono, disposte in semicerchio, presentazione scenica da rituale. Bill entra, stupito e spaventato: in quel preciso momento la musica cambia e si sentono il MI# e il FA# di un pianoforte ripetersi ostinati e misteriosi mentre il protagonista avanza, pressato dai presenti che si chiudono in cerchio intorno a lui. Anche il MI# e il FA# lo incalzano insistenti; la sequenza è interrotta da un lancinante SOL: è al suono di questa terza nota - intrusiva e minacciosa - che Bill, scoperto come intruso, è costretto a togliersi la maschera e rivelarsi (https://youtu.be/s_b-zpSnoHs) .
Le tre note tornano più volte nel film e perseguitano il dottore anche nel finale, perché al suo ritorno a casa il MI# e il Fa# segnalano che un pericolo ancora c’è: lo svela il SOL prendendosi la scena, acuto e pungente, nell’attimo in cui Bill scopre che la sua maschera è sul cuscino, accanto alla moglie addormentata; a quel punto le note infieriscono tutte e tre sul protagonista il cui pianto singhiozzante contrappunta i suoni (https://youtu.be/VRS6spe6xaI).
C’è sempre una relazione stretta fra le scene e le tre note, che sembrano esistere le une per le altre.
In realtà quei MI#, FA#, SOL, non sono stati composti per il cinema: ne è autore, negli anni Cinquanta György Ligeti, Musica ricercata n. 2, tre suoni in tutto ma di grande forza; sullo spartito l’indicazione Mesto, rigido e cerimoniale. A Kubrick non era sfuggito.
Per il regista, che ha attinto spesso alla classica, la musica non è mai solo la colonna sonora di un film ma una delle componenti vitali, intrinsecamente legata al racconto, aderente o violentemente estranea: come non citare almeno il Beethoven dell’Arancia meccanica.
In questi anni la musica dei film di Kubrick si è risentita ovunque, Torino compresa, dove ogni fine novembre è tempo di Torino Film Festival. Nel 2019, ventennale della scomparsa del regista, Eyes Wide Shut, uscito postumo vent’anni fa, riporta l’attenzione su Ligeti.
Il regista e il compositore: era cominciato male il rapporto tra i due perché in 2001: Odissea nello spazio, Kubrick impiegò la musica di Ligeti all’oscuro del musicista che lo scoprì all’uscita del film: «È meraviglioso il modo in cui la mia musica è utilizzata, lo è meno il fatto che nessuno mi abbia mai consultato e che non sia stato pagato». Fece causa e la vinse, dopo di che i rapporti si distesero e Kubrick scelse ancora la sua musica fino a quelle ultime tre note.