IL Libro


Sabato 14 dicembre il numero 40 di Zafferano.news conterrà il pdf del libro strenna 2019 per gli abbonati: Il Signor CEO. Cinguettii dalla Città proibita.

Gli abbonati a Zafferano.news che lo ricevono in regalo sono autorizzati a loro volta a regalarlo a chi vogliono. In questo numero anticipiamo la copertina - opera di Franco Lima, che si è ispirato alla grafica degli anni Cinquanta e alla quotidianità di un CEO allo stesso tempo «global» e «local» - e la prefazione del libro firmata da Tommy Cappellini e da Riccardo Ruggeri.

PREFAZIONE

Questo libro è stato elaborato saccheggiando i tweet del Signor CEO. Ma chi si nasconde dietro questo nom de plume di stampo ottocentesco? Malgrado il tempo speso in investigazioni, pochissime sono le informazioni acquisite. Eccone alcune che hanno passato il vaglio della nostra Commissione interna contro le fake truth.

Il Signor CEO è italiano, certamente del Sud, ha i lineamenti di pensiero tipici del cosmopolita, però non è massone. Si trova in quell’età ove non sei più maturo ma nemmeno vecchio, cioè intorno ai sessant’anni. Non ha interesse per la politica politicante, che segue e commenta solo per divertimento, ne ha molto, invece, per il futuro del capitalismo. Pare che un giorno abbia mormorato: «Dobbiamo salvare il capitalismo dalle sue orrende malattie e da questi medici sciagurati che lo curano».
Insight di questo genere, però, durano sempre poco: nel fondo del suo cuore, il Signor CEO non è il salvatore di nessuno.

Egli ha un atteggiamento ambiguo, sovente di dura critica, verso «quei sociopatici della Silicon Valley» e verso la Cina che lui liquida come «una realtà nazicomunista». Il Signor CEO apprezza la Svizzera, gli Stati Uniti, Israele, il Regno Unito, il Giappone. I suoi investimenti sono solo in quelle cinque valute.

L’Europa la trova un luogo meraviglioso per le sue opere d’arte e per passarci le vacanze, mai però investirebbe sull’euro, una «moneta vacanziera».

Il Signor CEO è certamente quello che si definisce un investitore strategico, lo abbiamo colto da un tweet ove scrive: «Il Signor CEO ha cassato un investimento su Hong Kong con questa motivazione: Hong Kong? Un fiato della Cina. Puah!».

Egli riceve in continuazione da suoi «riferimenti» (li chiama così) sparsi come prezzemolo nel mondo intero numerose informazioni e dossier sui tre temi che più lo interessano: politica, economia, cultura.

Non è sposato, non ha figli né nipoti, talvolta invita a pranzo (non esce mai di sera, vuole sempre mangiare da solo) una lontana cugina del ramo materno. In queste occasioni il suo private chef deve preparare le ricette di cucina povera che lui gli consegna una settimana prima, in modo che si alleni: il Signor CEO è molto severo sul cibo.

Ha avuto un grande amore giovanile, ma lei, Maria, l’ha lasciato. Conserva gelosamente la loro corrispondenza in un album in pelle pregiata, ispirato al Codice Atlantico della Biblioteca Ambrosiana.
Alla sera il Signor CEO si ritira in una mansarda piena di luce (ne ha fatta costruire una in ogni sua abitazione nel mondo, per tutte il tetto è in cristallo a prova di bazooka) e legge. Oppure ascolta il suo amato Bach nell’interpretazione di Glenn Gould, tutto il repertorio di Maria Callas, così come di Leonard Cohen. In queste ore finalmente riposa, il Signor CEO non dorme, riposa.

Il Signor CEO parla poco, riservando colloqui più lunghi solo al suo Assistente, ancora più misterioso di lui; col private chef comunica solo via mail. Il tempo lo passa a leggere e a scrivere tweet che devono avere sempre 280 caratteri, se ne hanno meno significa che è arrabbiato, sotto i 140 è fuori di sé.

Il Signor CEO è un personaggio vecchissimo e modernissimo perché è intellettualmente un’anguilla, è perennemente «in progress», cangiante fino a quando avrà respiro. Maniacalmente preserva il suo cervello rendendolo, come disse una volta al suo Assistente, «a tenuta stagna verso il mondo esterno».
C’è una frase chiave in un suo recente tweet che ha un che di profetico: «...il primo uomo che rimarrà vergine da ogni connessione, quindi da ogni condivisione, sarà il Padrone dell’Universo».

Questo libro - prima edizione di un trattato più grande sul Signor CEO e sul tramonto del CEO Capitalism - è il primo esempio di editoria autarchica a costo zero e a impatto zero. Lungo tutta la catena del valore l’intermediazione è zero: gli autori fanno servizio pubblico gratuito, non c’è alcuna forma di censura da parte dell’editore (che tecnicamente è come se non esistesse) e di censura indiretta da parte dell’establishment (in questa iniziativa è culturalmente tagliato fuori).
I giornalisti possono recensirlo o meno, il distributore (Amazon, sei in ascolto?) è bellamente bypassato, il rapporto editore-cliente finale è diretto. Non essendoci in nessun momento passaggio di denaro, fisco e Agenzia delle entrate sono fuori gioco.

Di più, chi riceve il libro in regalo può a sua volta regalarlo, e così all’infinito, promuovendo in tal modo il pensiero alla base di Zafferano.news (abbonarsi è gratis). Siamo dunque nel pieno di una comunicazione e di una cultura circolare che si esalta riciclandosi in continuazione e che rende la vita durissima a quelli che vogliono solo cittadini zombie.

Buona lettura e buon Natale.

Tommy Cappellini e Riccardo Ruggeri

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Zafferano

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In questo numero hanno scritto:

Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Giovanni Maddalena (Termoli): filosofo del pragmatismo, della comunicazioni, delle libertà. E, ovviamente, granata
Valeria de Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini