Questa indicazione derivava dalla volontà del Pontefice di sostenere la musica e gli strumenti nati per la liturgia, l’organo innanzitutto. I suoi successori hanno in parte aperto a qualche modifica e il pianoforte è tornato occasionalmente in chiesa ma solo per accompagnare il canto ecclesiale.
Poi succede che a Parigi il 30 settembre scorso, nella chiesa di Saint-Sulpice, ai funerali di Jacques Chirac, nel corso della cerimonia da un pianoforte davanti all’altare escano le note dell’Improvviso Op.142 n. 2 di Franz Schubert, una pagina della letteratura romantica per pianoforte solo, cioè quanto di più apparentemente estraneo al contesto. Quella musica però, inaspettata e improvvisa, sale dalla navata centrale e risuona, emoziona e consola anche grazie al suo ritmo pacato di Sarabanda, danza di antica origine persiana.
A sfidare il divieto di suonare il piano in chiesa è Daniel Barenboim, che nel 2007 ricevette le insegne di Commandeur de la Légion d’honneur proprio da Chirac e che per la circostanza è stato personalmente richiesto dal presidente Emmanuel Macron a omaggiare l’ex capo di Stato scomparso: nell’assoluto silenzio dei presenti e con l’attenzione di chi seguiva le esequie in diretta tv, il Maestro ha suggellato alla tastiera un intenso momento di raccoglimento corale ricordando simbolicamente a tutti che la musica è l’unico linguaggio davvero universale.
Così decine di capi di Stato, persone di tante nazionalità, culture, lingue e fedi religiose hanno ascoltato insieme un musicista argentino-israeliano con passaporto anche spagnolo e palestinese, che suonava un pianoforte tedesco in una chiesa cattolica parigina, in omaggio a un illustre francese. La musica, austriaca, scritta da Schubert nel 1827. Un bel miscuglio e un saggio dell’assenza di limiti, per le note.
D’altronde, quando Chirac conferì il riconoscimento a Barenboim lo fece per l’impegno del Maestro alla causa della pace e dell’unità attraverso la musica, concretizzato nel 1999 con la fondazione della West-Eastern Divan Orchestra che, come disse nell’occasione l’allora presidente della Repubblica francese «offre a giovani musicisti israeliani e palestinesi la possibilità preziosa di suonare insieme. Nessun confine può fermare la musica».