Il buono, il brutto, il cattivo

«E questo è solo un atto di libertà intellettuale

Libertà è dire alla gente ciò che non vuole ascoltare»

Apro questo pezzo con un distico rap preso da «Ulisse» di LowLow: per chi non lo conoscesse è il monologo fittizio del giovane Nico, la maschera letteraria del rapper stesso che nel pensiero si finge e s’immagina commettere una rapina. «Ho scelto il male perché il bene era banale / Dio m'ha dato una pistola facile da maneggiare / Forse certa gente la deve pagare / Forse io non ho paura di sparare / E probabilmente non servirà a niente / Lo capisco da solo, mi reputo intelligente / Ma sento queste voci e mi partono queste fisse / Un giorno di vita di Nico, Ulisse» se lo sono tatuati innumerevoli miei coetanei in quanto questa canzone incarnava quell’atavica rabbia giovanile tipica di una fase della propria vita. Ma perché allora oggi la ripropongo?

«Chissà magari un giorno ci ritroveremo, spero in un’Italia un po' diversa… un’Italia dove la libertà sia preservata, e dove il dissenso sia sempre leale. Un’Italia dove chi fa il ministro non abbia paura di chi fa il saltimbanco». Ecco, queste parole non le ha dette un cantante col felpone nel privé della discoteca, ma una signora piccola bionda vecchierella mentre salutava la televisione di stato per l’ultima volta. «Non dimenticarti mai che il Servizio pubblico è di tutti. Di quelli che la pensano come chi governa, ma anche di quelli che pensano il contrario. E persino di quelli che non sono andati a votare». Un addio a cui siamo lungamente abituati, quel triste déja vu che si ripete ad ogni ciclico cambio di governo, da cui però vorrei recuperare una riflessione positiva se possibile: ricordiamo sempre di combattere per le nostre libertà. Sfruttiamo ogni piccolo spazio a disposizione come veicolo di un messaggio in cui crediamo, che sia l’ultima puntata della prima serata del terzo canale o la canzone rap divenuta inno per una generazione.

Desidero finire citando un esempio di quanto ho espresso: all’appena conclusosi Festival di Cannes la modella iraniana Mahlagha Jaberi si è presentata indossando un cappio al collo per denunciare le miserrime condizioni delle proprie connazionali. La manifestazione dedicata alla settima arte proibisce qualsiasi esortazione politica, ma il simbolico collare è stato inserito come eloquente decoro di un fasciante abito nero che trovate qui.


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In questo numero hanno scritto:

Alessandro Cesare Frontoni (Piacenza): 20something years-old, aspirante poeta, in fuga da una realtà troppo spesso pop
Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro