... farlo ascoltandone il rumore.
Il 2020 si chiude con la notevole crescita dell’automazione ed AI, in quanto i robot non si ammalano e non contagiano mentre la gente è più sicura tra le mura domestiche. Il consenso tra i ricercatori è che la produttività non abbia perso molto nel trasferimento da uffici a casa, mentre ha sofferto il grado di innovazione e creatività, che sembrano un danno accettabile rispetto all’emergenza medica. Raccomando di leggere questo articolo qui per vedere che l’investimento in AI dà un notevole incremento all’innovazione e crescita dei paesi, e come questo sia molto diverso tra blocco occidentale e Cina.
La Cina ha passato il virus meglio degli altri, grazie a due strategie eseguite in modo disciplinato. Dal lato medico ha imposto lockdown mirati ed ottenuto ottimo grado di compliance dalla popolazione, da quello economico ha imposto a tutte le aziende di continuare a produrre senza licenziare nessuno, e nonostante i nuovi dazi ha aumentato gli export verso USA ed UE. La performance è così buona che ha guadagnato 5 anni nel sorpasso dell’America, previsto adesso nel 2028.
Cos’è meglio fare? Lasciare al libero mercato l’iniziativa di investire su questa tecnologia che tanto rapidamente si evolve, o disciplinare centralmente gli investimenti e gli sviluppi? A chi si accende il ricordo delle tante aziende nate nei garage californiani, e che è portato a pensare che il Mercato resti il mezzo migliore per allocare le risorse in modo efficiente, occorre far presente che quelle aziende hanno sempre sfruttato innovazioni portate avanti dalla difesa americana. Ancora oggi, con 800 miliardi di dollari l’anno, il settore della difesa USA è un crogiolo di ricerca ed innovazione tecnologica senza pari. A chi pensa che il modello burocratico cinese si possa clonare in altri paesi, basta riflettere sul fatto che se non ci siamo riusciti per il Covid, difficilmente ci riusciremo per l’AI.
Dal mio punto di osservazione credo che si debba riscoprire il ruolo della città, con le sue università, investitori, imprenditori e commercio, come nucleo di uno sviluppo economico e tecnologico sostenibile. Singapore ed Hong Kong sono due esempi di città che hanno investito sulla qualità della vita rispetto ai vicini, puntando sull’istruzione, sanità e ricerca tecnologica per creare un ecosistema che si sviluppa di continuo. Se pensiamo che li si producono e si vendono frigoriferi connessi ed intelligenti da $ 6.000, mentre in Italia il bianco affoga vendendo a poche centinaia di euro e chiudendo le fabbriche, abbiamo un esempio di come da una parte si sviluppi e dall’altra si imploda. I trasporti pubblici di Singapore usano l’AI ed i sistemi di visione per ottimizzare traffico e posti a sedere da vent’anni, prendere la metro a New York è masochismo in purezza.
Mi piace quello che sta facendo Napoli, che ha scommesso su collaborazione aperta tra Federico II, con Apple ed altre aziende, per far crescere le nuove generazioni di professionisti che a tutti gli effetti creano ricchezza e lavori nuovi. L’innovazione, specialmente per AI, dev’essere aperta a tutti i rappresentanti di un ecosistema perché è il lievito dell’economia. Napoli, Singapore, Hong Kong, Boston, San Francisco, Shanghai, sono città con forte tradizione di commercio marittimo, con predisposizione all’apertura rispetto a quanto arriva da fuori, con la cultura dell’innovazione e quindi meglio posizionate per pianificare in modo corretto lo sviluppo dell’intelligenza artificiale.
Il Covid ci lascia un mondo dove le catene logistiche sono più corte, dove si lavora molto di più da remoto, e dove il dominio sulle nuove tecnologie farà la differenza negli standard e qualità di vita. Tra chi innova e chi risparmia, meglio puntare sul frigo iperconnesso ed intelligente.