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Peppone, Don Camillo ed i giovani d'oggi

Nel luglio del 1970 iniziano le riprese di quest’ultimo film della saga Peppone e Don Camillo, rimasto incompiuto per la malattia di Fernandel (Don Camillo), che ci lascia un anno dopo. E’ improbabile che Millenial e Gen Z abbiano visto questi film che dipingono la voglia di fare, ed i conflitti di un Italia uscita con le ossa rotte dalla Seconda guerra mondiale, quando bimbi ed adulti dovevano fare la fila per ore per mangiare. E’ impossibile che abbiano...

... visto quest’ultimo episodio ovviamente, dove si descrive l’inizio del benessere economico, l’arrivo dei negozianti e del capitalismo.

Nel libro “Mondo Piccolo” Guareschi, che da il via a questa storia ancora attuale, ci dice: “L’ambiente è questo, i personaggi sono questi e qui accadono cose che non succedono in nessun’altra parte del mondo”. Se pensiamo a questo dicembre 2020, il mondo con le ossa rotte dal Covid, è chiaro che serve riflettere sulla ricetta di Peppone e Don Camillo e riportarla ai giorni nostri. Ed un altra frase da quel libro molto pertinente anche ora:
“I dottori per guarirvi hanno bisogno di poco: pur che vi possano proibire qualcosa tutto va a posto. L'astuzia sta nel farsi proibire soltanto le cose cui si tiene di meno”.

In questo momento vediamo le stesse code: da Miami a Milano migliaia le persone in piedi o in macchina per prendere cibi, bevande e prodotti di prima necessità.  A Washington le ripicche politiche fermano la seconda tranche di aiuti a chi ha perso il lavoro, e con la nonchalance tirchia di Ebenezer Scrooge le élite politiche ci dicono che se prima si poteva vivere con $600 a settimana, i poveri ce la possono fare anche con $300. L’Italia è in quel condominio che è l’Unione europea, dove prendere una qualsiasi decisione richiede navigazione tra burocrazia ed equilibrismi diplomatici che allungano la fame di chi ha perso il lavoro.

Nello stesso momento vediamo che la semplificazione delle attività e la commoditizzazione delle mansioni consente a Jeff di sfruttare i suoi magazzinieri al punto che pur lavorando, fanno la fame. Intanto noi consumatori ascoltiamo i dottori e stiamo chiusi in casa, comprando sempre di più da internet per l’indubbia comodità di ricevere tutto alla porta. E Jeff diventa ancora più ricco mentre i piccoli negozi affogano. Proprio come nel film incompiuto.

Quali le differenze tra 1970 e 2020?  I giovani d’oggi allora protestavano, oggi obbediscono. Allora volevano pensare con la propria testa, oggi sembrano ascoltare più del dovuto. Mi trovo spesso in dibattiti dove la figura di Greta viene criticata perché pedina inconscia di interessi superiori. Forse, ma ha l’indubbio merito di riuscire a portare i ragazzi in piazza, dove bisogna andare sia per far festa sia per cambiare il mondo.

Nell’articolo su Porta Pila di Ruggeri c’è il succo di quello che serve chiedere allo Stato: “1)  Stia fuori da Porta Pila; 2) Niente tasse, se non le paga Amazon; 3) Si occupi solo di opere pubbliche. Ma, soprattutto non rompa".

I giovani d’oggi devono riscendere in piazza per prendersi il loro futuro, e per farlo servono le due facce della politica che aiuta il popolo a crescere, Peppone e Don Camillo.  Via dal WEF, via dal Great Reset, via dai politici pro-élites".

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In questo numero hanno scritto:

Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro
Roberto Zangrandi (Bruxelles): lobbista