IL Digitale


Realtà aumentata o virtuale?

Un assiduo lettore ricorda una mia previsione sul numero 2 di questa rubrica, quando dicevo che entro un paio d’anni saranno disponibili avatar che guidano giovani tecnici nell’esecuzione di lavori difficili. Avatar: realta’ aumentata o virtuale?

Immaginiamo un ragazzo alle prime armi con la manutenzione di un macchinario complesso. Fino ad oggi l’unico modo per cavarsela e’ farsi guidare da un manutentore piu’ esperto, perche’ leggere il manuale tecnico di circa 500 pagine e riuscire a far bene e’ improbabile. Con carico cognitivo si intende la fatica mentale di tradurre l’informazione scritta e grafica del manuale in operazioni fisiche. Per questo motivo, fino ad oggi l’unico modo di imparare un mestiere complesso era farsi insegnare dall’esperto: i manuali hanno solo abbattuto alberi e rattristato Greta.

La realta’ aumentata e’ quell’applicazione digitale che riduce il carico cognitivo, attraverso visori (dotati o meno di audio) che consentono di tenere gli occhi sul macchinario e vedere contemporaneamente le istruzioni che passo a passo guidano nel lavoro. L’interfaccia uomo-macchina e’ quindi arricchita da informazioni visive e sonore che rendono piu’ facile capire il contesto e fare il mestiere.

Ora immaginate di essere giovani manutentori che vengono guidati passo dopo passo in ogni singola attivita’, e che venite misurati (e criticati o premiati) di continuo. Vita grama, sia per voi, sia per i piu’ anziani ed esperti, perche’ all’improvviso il sapere e’ nel computer, ed il vostro stipendio resta minimo. Ecco entrare in gioco la realta’ virtuale, ovvero totalmente inventata, e comunicata sempre attraverso i visori di cui sopra. A questo punto possiamo creare un avatar, un personaggio digitale amichevole che parla, gioca e scherza con il giovane lavoratore.

All’improvviso fare la manutenzione di un macchinario complesso diventa un gioco da ragazzi: l’avatar mi passa le informazioni corrette e guarda che faccia bene il lavoro, assicurandosi anche della mia incolumita’. In piu’ aggiunge anche dei premi (virtuali) ed altre distrazioni per fare in modo che mi diverta nell’esecuzione del lavoro. E’ un livello di sofisticazione maggiore rispetto alle stelline e complimenti che diamo ai guidatori Uber dal cellulare, ma la logica e’ la stessa: stelline che soddisfano l’ego e non il conto in banca. Gamification e’ il termine per questa fregatura.

Quanto manca a questo scenario distopico? Valeria De Bernardi nella rubrica Musica in Parole ha recentemente descritto spettacoli dell’avatar di Maria Callas, dove spettatori paganti ammirano l’ologramma della Diva cantare con una vera orchestra. E’ logico pensare che se ammiratori della celebre cantate lirica sono disposti a pagare per vedere un ologramma a teatro, i tecnici di manutenzione citati sopra si faranno facilmente guidare dai loro avatar. Si divertiranno lavorando?

Interessante pensare al risvolto economico della cosa, perche’ il costo di moltiplicare il singolo avatar per 10, 100, 1000 e’ gratis. In altri termini posso avere 10 ologrammi della Callas esibirsi in 10 teatri diversi attorno al mondo, e gia’ che ci sono rendere virtuale pure l’orchestra, per organizzare spettacoli in ogni angolo del mondo a costi bassissimi. Il Signor CEO si prepara a nuove opportunita’ di business e sorride.

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Zafferano

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In questo numero hanno scritto:

Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Pietro Gentile (Torino): bancario, papà, giornalista, informatico
Giovanni Maddalena (Termoli): filosofo del pragmatismo, della comunicazioni, delle libertà. E, ovviamente, granata
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro
Roberto Zangrandi (Bruxelles): lobbista