Tradizionalmente queste macchine avevano l’intelligenza di un insetto, ma si affidavano alla potenza di calcolo ed alla regia del padrone al centro dei giochi. Per esempio, i magazzinieri di Locus Robotics sanno solo andare e tornare dall’operaio che ha il trasponder, esattamente come api verso il miele, ma il server centrale organizza tutte le operazioni di magazzino come avesse a che fare con uno sciame che, vi ricordate da Quark, è molto più intelligente della singola apina. Avevo già parlato dell’intelligenza artificiale di sciame, ma per chi volesse approfondire, ecco https://www.sciencedirect.com/topics/engineering/swarm-intelligence.
La nuova generazione di robot dev’essere molto più intelligente, a livello coniglio o anche cane se possibile, per fare attività più complesse del semplice andare, prendere, tornare. Se poi la macchina avesse un ChatGPT in testa, che lo rende in grado di parlare, capire e decidere insieme ai colleghi in carne ed ossa, dovremmo avere un’architettura molto diversa da quella di oggi: il controllo e regia dovrebbero rimanere in fabbrica. Questo perché la quantità di dati e di energia richieste per fare intelligenza artificiale da remoto è notevole, e se ogni azienda si ritrova con centinaia di robot, in tutte le fabbriche del paese, la rete dati ed elettrica salta. Ricordate che oggi una vostra domanda a ChatGPT costa $0.22; immaginate cosa significhi avere centinaia di migliaia di robot che fanno domande tutto il tempo.
La frontiera del computing è il computer di frontiera, in gergo Edge, che ha una capacità di calcolo e di memoria tali da andare ben oltre la lettura e trasmissione di variabili: esso è quasi autonomo e si coordina con i robot vicini, invece di affidarsi totalmente ad un regista nella nuvola. Cosa potrebbe mai andar storto nell’avere centinaia di migliaia, magari milioni, di robot sempre più autonomi? Ce ne dà un cenno l’amico Aldo Ceccarelli (qui https://www.redhotcyber.com/post/creata-una-ai-capace-di-sviluppare-un-robot-in-modo-indipendente-gli-scienziati-la-chiamano-evoluzione-istantanea/): un robot che costruisce un altro robot, in autonomia.
La capacità di costruirsi attrezzi è una delle principali differenze tra noi e gli altri animali: mentre le scimmie usano rametti per catturare le formiche, ed i castori costruiscono dighe che neanche un ingegnere, noi siamo gli unici a costruire strumenti per diventare più efficienti, e gli unici a combinare ingredienti diversi. Ora che il robot riesce a far lo stesso, combinando programmazione con capacità di movimento e costruttive, lo scenario diventa interessante. Se poi li produciamo in massa, ci stiamo costruendo un futuro che richiede attenzione.
Diventa sempre più importante studiare gli aspetti di etica dell’intelligenza artificiale, come fa il nostro Paolo Benanti, recentemente scelto dall’ONU tra gli esperti che andranno a definire principi e regole per governare questa tecnologia. Ed è ancora più forte la mia raccomandazione di studiare e giocare con questi robot, in modo da farvi la vostra idea, imparare a stare con loro, e capire come può cambiare la nostra vita professionale e sociale quando le macchine diventano intelligenti.