Notizie dagli USA


Ancora un boomerang di sanzioni, sulle batterie

Nel numero scorso commentavo della miopia di sanzioni e sovvenzioni, che hanno la brutta abitudine di drogare il mercato nel breve periodo, per poi rivelarsi dannose sia per le aziende che si son sedute sugli allori e non hanno innovato prodotto e processi, sia per i contribuenti che han sprecato le loro tasse. 

Passa una settimana ed arriva la notizia da Bloomberg NEF che in Cina vendono le batterie LFP a $47/kWh, esattamente la metà del prezzo rispetto al resto del mondo.

In pratica, neanche dieci giorni dopo l’annuncio del Presidente di tariffe del 100% sulle batterie, scopriamo che per BYD e CATL non sarà un problema: continueranno ad essere convenienti anche con la sanzione. Ancor peggio, le sovvenzioni che sono andate ad aziende californiane, coreane e scandinave per aprire fabbriche in Nord America e produrre batterie domestiche, si trasformano in un altro boomerang. Le tasse di noi contribuenti rischiano di aprire cattedrali nel deserto, se l’import cinese rimane conveniente nonostante dazi imperiali. Il punto è semplice: se da una parte hai un’azienda in corsa, e dall’altra una che apre i battenti e quindi afflitta dai classici problemi di gioventù, a parità di prezzo la prima vince.

In questo articolo di approfondimento (qui) vediamo anche un altro vantaggio competitivo dei cinesi. Non solo producono batterie a buon mercato, ma anche il software che le controlla e coordina con tutti gli altri componenti di un impianto elettrico. È un po’ come in agricoltura: meglio vendere granoturco o popcorn? Nella fattispecie produrre e commerciare popcorn porta 17 volte i profitti rispetto a coltivare e spedire sacchi di grano. Anche con l’elettrico, la possibilità di aggiungere un servizio e specialmente un prodotto intangibile come il software, consente alle aziende cinesi margini elevati e grande flessibilità nel presentare i loro costi.

Il nostro Presidente, come tanti politici in cerca di preferenze, ci dice che la Cina non sta alle regole del gioco, che i cinesi per primi costringono le proprie industrie ad investire in questo o in quello. Sicuramente per anni l’investimento cinese in infrastrutture e costruzioni è stato fenomenale, tanto da attrarre i risparmi della popolazione oltre agli investitori professionisti domestici ed esteri. Ed ora che tutti i ponti, autostrade e ferrovie son stati costruiti, adesso che intere città sono disabitate, il governo deve sterzare l’economia sulle energie rinnovabili per riprendere la crescita. Di conseguenza, ci dice Biden, questa è concorrenza sleale e noi rispondiamo con dazi ai cinesi e sovvenzioni alle nostre aziende e a chi vuole investire da noi.

Ma ce l’ha chiesto il dottore di eliminare le auto a combustione interna per passare alle batterie? Ci rendiamo conto che anche adottassimo elettriche in massa, tra Europa ed America, cambieremmo poco per l’impatto climatico? Se invece di impergolarsi in leggi boomerang rivedessimo gli aulici obiettivi verdi, e continuassimo ancora vent’anni con turbodiesel da 45 chilometri al litro, forse i $47/kWh citati sopra non sarebbero una mannaia. Se lasciassimo che il Mercato (M maiuscola non a caso) facesse il suo mestiere senza vincoli politici, che di scientifico hanno la parvenza di nebbia in Valpadana, la Cina tornerebbe ad essere un partner commerciale con cui lavorare.

Ed i contribuenti non sprecherebbero le loro tasse.

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Zafferano

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In questo numero hanno scritto:

Angela Maria Borello (Torino): direttrice didattica scuola per l’infanzia, curiosa di bambini
Valeria De Bernardi (Torino): musicista, docente al Conservatorio, scrive di atmosfere musicali, meglio se speziate
Roberto Dolci (Boston): imprenditore digitale, follower di Seneca ed Ulisse, tifoso del Toro
Giovanni Maddalena (Termoli): filosofo del pragmatismo, della comunicazioni, delle libertà. E, ovviamente, granata
Barbara Nahmad (Milano): pittrice e docente all'Accademia di Brera. Una vera milanese di origini sefardite
Riccardo Ruggeri (Lugano): scrittore, editore, tifoso di Tex Willer e del Toro