Infine, nella mia vecchiaia l’ombelico, ormai obeso e flaccido, quatto quatto, se ne andò, prima verso quello che i colti chiamano “Oriente intermedio” (Russia e Paesi del Golfo) e poi “Oriente estremo” (Cina, India, Sudest asiatico), in attesa che la Nigeria diventi il paese più popoloso al mondo, e l’Africa entri così nel Grande Gioco della vita e della morte dei popoli. Sarà un Mondo quadripolare? Ci saranno quattro piccoli ombelichi? L’ombelico bianco accetterà quelli colorati?
E l’Europa cosa diventerà? Il gran bazar del lusso, sia del nuovo, sia del vintage millesimato? E i suoi abitanti, stufi di ondeggiare fra euforia e depressione, obbligati a sottostare alla scansione artificiale dei tempi imposti dalle solite élite e non dalla natura, decisi a non più riprodursi, scompariranno, come pare sognino quelli di Ultima Generazione, in una nuvola di cipria?
Fëdor Dostoevskij ci aveva messo in guardia, in tempi non sospetti: “Se si toglie lo Spirito all’uomo, l’uomo dapprima esulta, ma poi perisce”. Era una profezia? Una minaccia? Una constatazione?
La frenesia progressista delle élite occidentali ci ha portato a un punto di non ritorno? Forse al nostro totale sbalordimento di fronte alla vita comune? Stiamo diventando come Gregor Samsa che al risveglio si trovò trasformato in un osceno scarafaggio? Tutto era avvenuto in una notte buia, buia come la pece, a sua insaputa.
Allora fu automatico dare la colpa di questa mutazione genetica (da persona a scarafaggio) chi alla globalizzazione selvaggia, chi all’eliminazione dell’ascensore sociale, chi a un precariato trasversale, universale, perenne, chi ai chiacchierati complotti estivi di Bilderberg o invernali del WEF.
C’è poi chi sostiene che Franz Kafka si sia inventato Samsa come metafora della depressione, il mal moderno. In effetti, se osservate le nostre leadership, e i loro assistenti e maggiordomi, paiono un esercito di depressi, che passano da un Castello a un Tribunale, senza soluzione di continuità.
Un amico caro ha raccolto spezzoni tv di apparizioni di quei personaggi che nel triennio 20-22 furono a capo dei G 7 e loro terminali, quelli che gestirono il Covid, l’inizio della Guerra, le Sanzioni, la prima Transizione climatica. Sono video zeppi di incredibili sonorità, spesso dominati da imbarazzanti follie linguistiche e umane. Oggi possiamo dirlo, perché sono i numeri a confermarlo: siamo stati governati da inetti, pieni di boria e di bonus.
Ci è rimasta una sola convinzione, nella quale, felici, ci crogioliamo: “Grazie alla scienza, stiamo meglio dei nostri avi”. Di più, quando diciamo “Scarica l’App” noi siamo convinti di aver risposto alla domanda delle domande, che ci portiamo dietro fin dall’inizio della vita umana: “Ma noi che ci facciamo al mondo?”
E noi rispondiamo, pieni di boria accademica: “Stiamo meglio dei nostri avi, grazie alla Scienza!” E’ una menzogna, ma null’altro sappiamo dire. Eppure basta questo a renderci soddisfatti di essere vivi, di poter continuare a scaricare App. All’infinito, perché vivere nella modernità impone ai liberti e ai plebei di scaricare ogni tipo di App. App diventate per loro sbobba e frusta!
Sarà così? O più semplicemente siamo in mezzo al guado, come è sempre successo ai nostri avi, ma noi non abbiamo più né la loro forza e né la loro determinazione, né per tornare indietro, né per andare avanti?
E poi che succede quando l’App non risponde? Applichiamo il protocollo classico: spegnere il pc, riavviarlo, e poi resettare il nostro passato, per sempre. Quindi controllare la nostra casella PEC, scaricare l’App rimasta e chiederci “Come sarò venuto nel Face Match*”? Mi riconosceranno? Mi riconoscerò? Prosit!
*riconoscimento facciale