... giornalisti normalmente molli come il pane inzuppato: ha provato a dire che i Talebani sono 75.000 e male armati, mentre l’esercito afgano è composto da 300.000 combattenti e fior fiore di tecnologia. Ha provato a dirci che ora, dopo dieci anni, sta al popolo decidere se vogliono esser guidati dai Talebani o da un governo democratico. Un figurone.
Gli afgani, specialmente gli improvvidi che hanno aiutato i soldati vuoi come traduttori o come addetti alla logistica, sono disperati. Le promesse di visto e fuga in America stanno evaporando nella macchina burocratica dell’immigrazione, che in questo istante impiega 60 giorni per rispondere ad una mail. Quelli tra due mesi saranno nella bocca del leone, letteralmente. Questo tradimento dei collaboratori è vissuto come la vergogna nazionale che giustamente è.
Per una prospettiva più ampia sulle nostre guerre, un’occhiata ai nostri morti e feriti è utile veder qui. Ogni anno la Difesa a stelle e strisce prende 950 miliardi di dollari, più degli undici Paesi che seguono in graduatoria, solo alcuni dei quali nostri avversari. La stessa cifra, spesa in infrastrutture ribalterebbe l’economia, chiedere a Xi per una gentile conferma. Solo gli interessi su questa cifra enorme manderebbero i nostri ragazzi all’università gratuitamente, invece di indebitarli fino all’età adulta.
Quale il motivo di questa immensa, e non molto efficace, macchina militare? Come facciamo ad avere il 90% dei militari in ruoli di supporto logistico e solo il 10% in ruoli di combattimento? A tutti gli effetti, nel cuore del capitalismo, questo è un sistema socialista. Paghiamo l’abitazione, l’istruzione universitaria, il vitto, l’assicurazione sanitaria ed anche la pensione, sia a chi è in servizio sia a chi è riservista. Se per un attimo ci togliamo dagli l’occhi l’immagine del Rambo assatanato, e la sostituiamo con quella di un inutile seduto in mimetica da qualche parte del mondo, vediamo la realtà per quello che è: la sovvenzione di milioni di persone che non producono molto per la nostra società, e che pure quando vanno in guerra non sono dei fulmini. Interessante questa testimonianza di moglie di un militare di carriera, qui.
Nel dibattito politico americano sono pochissimi (Sanders, Warren, AOC) a ventilare una riduzione del budget della difesa e delle guerre decennali in posti lontanissimi da casa. Vedremo se Biden tiene la schiena diritta, se riduce i contingenti sparsi in altri paesi, o se continuerà a piegarsi alle lobby che promettono missili spaziali e lavoro sicuro per milioni di lavoratori poco produttivi. Sicuramente nulla può scalfire la retorica della narrativa militare, ma un occhio al portafogli ed uno al concorrente Xi raccomandano una spesa militare più equilibrata. Per molti versi è meglio un treno ad alta velocità che un missile ipersonico.