Il Signor CEO
Quando mi ha chiamato ero sul terrazzo a potare il lillà ormai sfiorito. E’ la stagione in cui bisogna tagliare i rami nel tratto compreso fra i fiori appassiti e le prime gemme, in modo da stimolare lo sviluppo di rami nuovi. Capirà che la sua domanda, al solito basata su una fake, mi ha distratto. Comunque, accetto l’intervista.
Deve sapere che da quando George e Bill sono stati costretti a dimettersi, e il Board ha scelto me come capo assoluto del Club, ho cambiato il nome alla nostra Organizzazione. “Loggia Numero Uno” era datato e impresentabile, faceva pensare alla massoneria, mentre “Il Club dei Legami” è più woke. Nel discorso di insediamento ho sostenuto che il Club ha bisogno di terriccio nuovo, meglio se torboso, di stallatico equino fresco, e di acqua pura. Metafore in purezza!
L’amico William Joseph ha voluto che partecipassi, come suo ospite, visto che entrambe le ha organizzate lui, sia alla tre giorni italica di Borgo Egnazia, sia alla due giorni svizzera al Bürgenstock. Cinque giorni in cui ho fatto il pieno di follie intellettual-politiche alle quali persino io, rotto a ogni nefandezza politica, ero impreparato. Bene ha fatto Papa Francesco, letto il suo compitino su Ia, a tornarsene subito in Vaticano.
Nel resort pugliese, sette disperati, senza il becco d’un quattrino, in più indebitati in proprio fino al collo, promettevano a uno sventurato questuante non dei soldi ma gli interessi sui soldi di un depositante terzo. Nel resort elvetico, abbiamo invece assistito alla decadenza della diplomazia svizzera; loro stessi si chiedono: un mezzo successo o un mezzo flop?
Con William Joseph sono stato chiaro: per noi élite rarefatte europee il prossimo Presidente degli Stati Uniti (ricordiamolo è anche il nostro “Padrone”) non può essere né Joe, né Donald. Potus un tempo significava “Roccia del mondo libero” e noi alla Casa Bianca pretendiamo una “Roccia”. Servi sì, ma servi di una Roccia, non dello svagato o del cattivo di turno.
William Joseph mi ha confessato che nel Ventidue erano convinti che un cancro avrebbe eliminato Vladimir, favorendo così un golpe interno da parte della Wagner e la fine della guerra. Purtroppo il cancro regredì ed oggi ci troviamo con un vero malato come Joe, e un vero birbante come Donald.
In più c’è la minaccia che Vladimir si venda a Jinping per sopravvivere politicamente, e ci crei enormi problemi di sicurezza atomica, per esempio regalando ad autocrati islamici o africani alcune bombe sporche del suo immenso arsenale.
Siamo in un cul de sac, le nostre leadership sono in piena decadenza, sia in termini di leadership, sia di disumanizzazione politica, e gli elettori se ne sono accorti.
Guardi attentamente i 7 Grandi di Borgo Egnazia, cosa le sembrano? Una Santa Alleanza pronta a marciare coesa verso un Oriente ormai concentrazione dei mali del mondo o sette languidi altoborghesi targati Ancien Régime? Legga il comunicato finale: toni forti e sprezzanti, pero su aspetti politicamente irrilevanti.
G 7 dopo G 7 i partecipanti non hanno più nulla di umano, sono “tecnici”, al punto di rassomigliare a quei kit che trovi nelle suite dei 5 stelle L, ove ognuna delle sette confezioni presenti nel sacchetto di juta ha una sua specificità: Shampoo&Balsamo, Gel e cuffia doccia, Crema corpo, Pettine di legno, Kit cucito, Set denti, Pantofola simil spugna.
Il parallelismo con i sette personaggi li faccia lei che è un celebre giornalista. Ma si ricordi che “giornalismo” è servizio, ai lettori, non all’editore. Prosit!